Afragoli: anche senza protocolli possiamo affrontare la fase due

È il messaggio che lancia il presidente di Federottica ai colleghi e a tutta la filiera: a differenza di altre categorie professionali le autorità competenti non hanno messo nero su bianco per i centri ottici le linee guida per la ripartenza, ma i punti di riferimento non mancano

Ci sono alcune premesse che vanno tenute in considerazione per capire meglio il quadro in cui si muovono i professionisti italiani della visione con le nuove regole in vigore dal 18 maggio. Innanzitutto bisogna ricordare che i centri ottici non rientravano formalmente negli esercizi commerciali chiusi con il lockdown. Questo ha permesso a molti imprenditori di giocare d’anticipo per quanto riguarda le procedure di sanificazione e di distanziamento all’interno dei punti vendita. Inoltre le principali associazioni sindacali e professionali del settore hanno comunque predisposto dei modelli con indicazioni utili e di buona pratica per la fase due, sia per quanto riguarda la vendita sia per la parte professionale. Ne è convinto Andrea Afragoli (nella foto), che ha registrato già a partire dal 4 maggio scorso una ripresa del traffico nei centri ottici, benché cadenzato secondo la cosiddetta nuova normalità.

«Così come stiamo facendo da semplici cittadini, anche da imprenditori e professionisti dobbiamo prendere confidenza con le poche ma necessarie regole che le istituzioni ci hanno chiaramente spiegato in questi mesi e che ormai devono far parte di noi stessi e delle nostre consuetudini - afferma il presidente di Federottica a b2eyes TODAY – Il distanziamento di almeno un metro e il conseguente contingentamento di spazi e ingressi, il lavaggio e l’igienizzazione frequenti delle mani, degli oggetti e degli strumenti, l’uso di dispositivi di protezione sono le poche ma efficaci operazioni necessarie per ridurre drasticamente il rischio di contagio da Covid-19 anche nel corso di un’attività professionale. Da qui derivano le indicazioni date come associazione nel nostro modello di riferimento che, insieme alle buone pratiche suggerite da Sopti, sono consultabili all’interno del Registro Tiopto, così da fornire un quadro il più possibile ampio e completo a ottici e optometristi italiani».

Federottica e altre realtà associative della categoria si sono rivolte nei mesi scorsi alle autorità competenti per chiedere o proporre linee guida specifiche, ma risposte concrete non sono arrivate. «Certamente questa è una lacuna, che tuttavia non ci impedisce di svolgere la nostra professione in sicurezza, anzi di averla svolta sempre, anche in piena emergenza sanitaria, perché molti centri ottici hanno comunque garantito un servizio, seppur ridimensionato nelle aperture e negli orari – conclude Afragoli – Con questa esperienza alle spalle e rispettando norme e regole, a tutela non solo della salute dei clienti ma anche di chi vi lavora, i negozi di ottica possono muoversi con più facilità nella fase due e, soprattutto quelli di prossimità, essere verosimilmente percepiti dal consumatore finale come un luogo dove fare acquisti in sicurezza».

A.M.

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