A settembre 2024 si sarebbe dovuta tenere la dodicesima edizione di DaTE, che invece è stata rinviata al prossimo anno. Nata indipendente, con i “piccoli” produttori che avevano captato i segnali di cambiamento di un pubblico che si avviava verso un nuovo percorso di stile, la rassegna, creata a Milano agli albori del decennio scorso, ha fatto molto per questa trasformazione, che mai sarebbe venuta dalla grande industria licenziataria di marchi di moda: ci ha dato una ventata di novità, l’opportunità di svoltare. Probabilmente nei corridoi milanesi e successivamente alla Leopolda di Firenze è sorto il primo storytelling della montatura. Espositori ma anche sognatori, che forse inconsciamente hanno avuto il merito di contribuire a due fenomeni tuttora vivi sul mercato: l’occhiale personalizzato e il posizionamento di prezzo di quello made in Italy.
Fino agli inizi del nuovo millennio l’occhiale personalizzato era per pochi, vista la scelta di modelli commerciali disponibile e una scarsa attenzione del pubblico a questo tipo montatura. Ma progressivamente tutto è cambiato, i consumatori hanno iniziato a credere nell’occhiale come specchio di vita e dell’anima, il quale ha saputo così ripensarsi e avviarsi verso la perfetta integrazione con il viso di chi lo porta. Riguardo il made in Italy, invece, DaTE ha sdoganato la mono origine cadorina per espanderla su tutto il territorio nazionale, permettendo all’eyewear realizzato in Italia di viaggiare su sfumature diverse e complementari, tipiche del nostro paese, dando la forza ai piccoli produttori di imporre un posizionamento nuovo e un prezzo a loro più adatto. La spinta di DaTE è risultata quindi essenziale per un riequilibrio tra l’offerta industriale e quella di produzione limitata, materializzando nel settore l’idea di nicchia, poi allargatasi ai concetti di avanguardia e ricerca.
Negli ultimi anni DaTE aveva “contaminato” la propria anima per il bene comune. L’eredità che però trasmette a quello che sarà nel 2025 è grandissima. E altrettanto grande deve essere la gratitudine di una parte del mercato dell’ottica che ha creduto in questo format, i cui valori sono stati veicolati a tanti portatori di occhiali. Non sarà facile creare il “nuovo” da una storia così. Ma siamo, come descritto dal sociologo Zygmunt Bauman, in una modernità liquida e la realtà, come i liquidi, non può assumere la stessa forma per lungo tempo.
Nicola Di Lernia