Daddi Fadel (nella foto), esperta di contattologia in ambito internazionale, spiega a b2eyes TODAY perché alcune delle tesi sostenute nei giorni scorsi in televisione da Francesco Le Foche e Roberto Burioni non sono in linea con recenti studi e con la posizione di una decina tra associazioni e istituzioni optometriche mondiali
“Sento parlare di mascherine e mai di occhiali: l’occhio va protetto con gli occhiali o da vista o da sole”.
Secondo la US Centers for Disease Control and Prevention e l’Organizzazione Mondiale della Sanità, “gli occhiali personali e le lenti a contatto non forniscono una protezione adeguata”. Gli occhiali, infatti, potrebbero essere un potenziale mezzo di contagio, probabilmente più delle lenti a contatto: gli occhiali possono essere realizzati in metallo e plastica, mentre le lenti a contatto sono in idrogel o in una miscela di idrogel e silicone. Un’altra ricerca mostra che il SARS-CoV precedente all'attuale, quello del 2003, può sopravvivere su superfici in metallo e plastica fino a nove giorni, ma solo fino a cinque giorni su gomma siliconica. Inoltre i pazienti applicano le lac al mattino con le mani lavate (le probabilità che le mani siano contaminate al mattino sono minime), mentre le persone che indossano gli occhiali tendono a toccare gli occhiali frequentemente durante il giorno, specialmente i presbiti, con le mani non lavate, con il rischio così di trasferire il virus dalle dita al viso.
“Il virus può entrare nell’occhio e contagiare l’individuo, quindi va protetto con gli occhiali”.
Studi recenti indicano che l’occhio è raramente coinvolto dall'infezione dei coronavirus umani e che non sarebbe una delle porte di accesso preferite dei coronavirus umani per infettare il tratto respiratorio. I risultati di questi studi suggeriscono, inoltre, che il rischio di trasmissione di SARS-CoV-2 attraverso le lacrime sarebbe basso. Tuttavia sono necessari ulteriori studi per capire meglio se l'occhio può essere specificamente una via di trasmissione alternativa di SARS-CoV-2. In ogni caso, anche se il virus si trasmettesse attraverso gli occhi infetterebbe i soggetti attraverso la mucosa oculare, che portino le lac o meno. Pertanto, a oggi, non ci sono risultati che sostengono le preoccupazioni che i soggetti sani siano maggiormente a rischio di contrarre il Covid-19 se sono portatori di lenti a contatto. Si potrebbe replicare che il Covid-19 è così nuovo che non esistono ancora dati sufficienti per confermare quest’ultima tesi: tuttavia la mancanza di prove da precedenti focolai di malattia da coronavirus, inclusa la Sars del 2003, suggerisce che il rischio di sviluppare il Covid-19 dall’uso delle lenti a contatto è basso. Se volessimo davvero proteggere gli occhi, tutti i soggetti, portatori e non portatori di lac, dovrebbero usare degli occhiali protettivi conformi, ricordando di disinfettarli spesso.
“Tra i sintomi iniziali da coronavirus spesso c’è la congiuntivite”.
Altri studi hanno trovato che la frequenza della congiuntivite nei pazienti affetti da Covid-19 è bassa, inferiore al 3%.
“La lente a contatto è come una spugna, perciò è più difficile tenerla pulita”.
Se il virus raggiungesse la lente, aderendo alla superficie anteriore, raggiungerebbe anche le parti esposte dell'occhio entrando in contatto diretto con la mucosa oculare, infettando così l'individuo. Il virus infetterebbe il paziente in entrambi i casi quindi, indipendentemente dal fatto che siano portatori di lac o meno. Anche se il virus penetrasse nel materiale della lente, le goccioline infette che entrano a contatto con la mucosa esposta penetrerebbero nell'organismo più velocemente rispetto a quelle assorbite dal materiale, poiché queste ultime devono essere rilasciate dal materiale prima di infettare l'organismo. Per quanto riguarda le lenti quindicinali e mensili, la disinfezione è estremamente importante tutte le sere, a prescindere dalla fase di emergenza sanitaria che stiamo vivendo. L’etanolo, il perossido d’idrogeno e l’ipoclorito di sodio hanno comunque dimostrato un’elevata efficienza nell’inattivazione dei coronavirus umani, almeno su quelli precedenti al SARS-CoV-2. Igiene e compliance sono, dunque, fondamentali per mantenere sicuro l’uso delle lac, oggi come sempre.
(red.)