L’intelligenza artificiale sostiene o sostituisce l’ottico optometrista? È la domanda cui ha cercato di rispondere Roberto Iazzolino (nelle foto, a destra) domenica 17 novembre all’evento che si è svolto presso la Stazione Marittima di Napoli. «Molto spesso si ha paura dell’AI perché il pregiudizio verso questo sistema ci porta a pensare che possa rubarci la professione - ha esordito Iazzolino - Numerosi addetti al mondo della visione considerano il tema intimidating, per riportare il commento di un docente statunitense: oggi però è inevitabile far riferimento a tale tecnologia, perché ci consente di ricevere qualsiasi soggetto in studio e garantirgli una gestione rapida, fornendo tutte le informazioni di cui ha bisogno e velocizzando così i tempi di attesa». Non solo. I dati raccolti ed elaborati dall’AI «permettono di raggiungere aree remote o più ambulatori contemporaneamente, i cui professionisti sono in grado di gestire le diagnosi e terapie più opportune, parte che deve restare nelle loro mani», ha sottolineato Iazzolino, facendo riferimento alla realtà nordamericana. L’intelligenza artificiale fornisce inoltre modelli predittivi, facendo risparmiare ulteriore tempo nell’interpretazione dei dati. «Completa dunque le nostre competenze perché abbiamo a disposizione, in una frazione di secondo, analisi di dati approfondite», ha detto ancora il manager.
Come possiamo quindi usare l’AI nella professione? «È importante, ad esempio, nel trattamento della miopia, perché può darci indicazioni precise sul rischio di ogni soggetto di sviluppare un distacco della retina o una maculopatia miopica: tale tecnologia è dunque di grande supporto per adottare la giusta soluzione e il trattamento più adatto in un’ottica di prevenzione dell’evoluzione del difetto refrattivo – ha continuato Iazzolino - Preciso che sono dati provenienti da mappe predittive già in uso, come quelle dell’OCT, elaborate da software che registrano queste informazioni». In particolare, ha sottolineato come gli utenti finali reagiscano bene anche al contatto da remoto. «Dalla pandemia in poi ci troviamo a nostro agio a parlare con una persona attraverso lo schermo, è ormai normale», ha concluso Iazzolino.
Lunedì 18 novembre, seconda giornata del Forum, Romeo Iannoccari (nelle foto, a sinistra) ha illustrato ai partecipanti come sia in grado di fare mediamente 450 telerefertazioni ogni anno, favorendo così il flusso delle persone verso lo studio oculistico e, al tempo stesso, coinvolgendo il proprio staff. «Si tratta di una bella cooperazione tra professioni diverse, nel rispetto degli specifici ruoli: per il 47% circa di quanti si sono sottoposti alla strumentazione in nostra dotazione, la quale produce una serie di risultati da inviare all’oftalmologo, sono state riscontrate anomalie visive evidenziate dall’oculista - ha sottolineato Iannoccari - Inoltre circa il 70% di coloro che hanno fatto il controllo con tale modalità è poi andato a effettuare una visita oculistica: si tratta di dati empirici, frutto di una serie di telefonate di richiamo che abbiamo realizzato un mese dopo la presenza di tali persone nei nostri centri ottici, ma danno già un quadro significativo dell’utilità di questo tipo di operazione».
L’imprenditore veneto ha pure spiegato che motiva i propri collaboratori con incentivi economici affinché convincano il cliente o potenziale tale a sottoporsi alla telerefertazione. «Tutti i nostri sei negozi sono a non più di trenta minuti di distanza l’uno dall’altro, tra Venezia, Padova e Treviso: se qualcuno entra in uno di quelli non ancora dotati di tale macchinario, può facilmente raggiungere lo store che invece ne dispone e così dar vita al processo», ha ricordato Iannoccari.
Angelo Magri e Francesca Tirozzi