Decreto “Chiudi Italia”: i centri ottici possono restare aperti

L'elenco delle attività commerciali rimane pressoché invariato poiché fa ancora riferimento al provvedimento “Cura Italia”, in vigore sino al 3 aprile

La nuova stretta non chiude i centri ottici italiani. Con il decreto firmato il 22 marzo dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, l'intervento del governo punta soprattutto su fabbriche e attività industriale.

Resta ancora in vigore, quindi, quanto stabilito dal provvedimento dello scorso 11 marzo, focalizzato soprattutto sul commercio al dettaglio. Nel decreto “Chiudi Italia” si legge, infatti, che «sono sospese tutte le attività produttive, commerciali e industriali, a eccezione di quelle indicate all'allegato 1 e salvo quanto di seguito disposto». Come ricorda federottica.org, «nell'allegato 1 non si fa menzione delle attività di commercio al dettaglio. Pertanto, così come riportato dallo stesso testo, per le attività di commercio al dettaglio resta fermo quanto disposto dal precedente Dpcm dell’11 marzo scorso il quale, nell'allegato 1 "Commercio al dettaglio", contemplava la nostra categoria, considerandola attività di vendita di generi di prima necessità. Ne risulta pertanto che i centri ottici possono, su base volontaria, rimanere aperti. Questa lettura è in linea anche con la recente ordinanza del 22 marzo 2020 della Regione Lombardia».

«La scorsa settimana erano aperti circa il 30% dei punti vendita nazionali e credo che attualmente siano sempre meno i colleghi ancora attivi - spiega a b2eyes TODAY Andrea Afragoli, presidente di Federottica - Il motivo per cui chi decide di non chiudere, a prescindere da tutte le misure di cautela previste per contenere il diffondersi del coronavirus, è principalmente legato a un concetto di servizio e di emergenza, se l’utente ha bisogno, ad esempio, di riparare un occhiale».
(red.)

 

 

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