L’autunno caldo-freddo dell’ottica

Lasciate alle spalle le ferie estive, è il momento delle prime notizie e ipotesi su cosa ci aspetterà nei prossimi mesi

I giornali sono pieni di imprenditori e commercianti che denunciano il salasso delle ultime bollette dell’energia: il timore di vedersi erodere il buon fatturato dei primi mesi del 2022 sta diventando purtroppo realtà. Di fronte a un’inflazione al rialzo la popolazione italiana stipendiata si trova a fare i conti con una condizione di sopravvivenza mai sperimentata da diversi decenni.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha di recente dichiarato che probabilmente il periodo dell’abbondanza è finito. Se ciò fosse vero, ma non è detto che lo sia a lungo, avremmo una situazione molto più pericolosa della pandemia per i settori dell’economia ciclica, mentre resta sempre un salvagente per quella anticiclica, in cui si posizionano il mondo della salute e presumibilmente quello dell’ottica.

Molte delle industrie del nostro comparto oggi però fanno i conti con i rincari delle materie prime e dell’energia e, tirando le somme, scoprono che quanto hanno pagato nel 2021 generalmente lo hanno già speso nei primi due quadrimestri di quest’anno. Se si volesse e si riuscisse a “tener duro”, è possibile ipotizzare che i conti, e i conseguenti rincari, si faranno nel 2023. Se lo potranno permettere tutti?

Su Il Sole 24 Ore del 28 agosto David Norris, partner di TwentyFour Asset Management, società di gestione del risparmio e degli investimenti, dichiara che “la chiave sarà riuscire a trasmettere gli aumenti dei costi di produzione ai prezzi finali dei beni”. E che “occorrerà poi vedere se i consumatori saranno davvero in grado a loro volta di mantenere sostenuta la domanda, soprattutto quella per beni discrezionali, di fronte alla riduzione di potere d’acquisto causata dall’inflazione”. In paesi come il Regno Unito il tasso d’inflazione sopra il 10% sta causando scioperi a catena. Come quello alla struttura portuale di FelixStowe, riportato da Radio 24 de Il Sole 24 Ore, dove circola il 50% dei container di passaggio nell’isola: il sindacato “ha respinto un aumento del 7%, ricordando che CK Hutchison, la società che controlla il porto, ha distribuito quasi 100 milioni di sterline agli azionisti”.

Mentre Oltremanica si va verso un autunno del malcontento, l’Italia dove si dirige? La situazione è delicata ma non compromessa nel nostro paese, sebbene le elezioni del 25 settembre rappresentino un’incognita enorme sulla direzione che verrà presa nei prossimi mesi. Il consumatore italiano è in grado di accettare un rincaro corretto se si incrementano i livelli di percezione e di qualità del servizio professionale durante e post acquisto, abbinato a sistemi blindati di assicurazione e garanzia. Qualsiasi segnale etico che vada verso la comprensione del problema che il cliente finale sta affrontando sarà certamente visto come un’ulteriore conferma della scelta da parte di quest’ultimo. Non ci resta che lavorarci sopra, subito.

Nicola Di Lernia

Professione