Il Cavalier Del Vecchio la chiama Essilux

È l’abbreviazione scelta dal fondatore del gruppo di Agordo per chiamare affettuosamente la sua neonata, appena fresca del successo dell’Offerta pubblica di scambio, che sancirà l’uscita a breve da Piazza Affari della sua primogenita e l’apertura delle danze della governance per l’appunto di EssilorLuxottica

Alla prima assemblea congiunta di Parigi del 29 novembre parlano di un Del Vecchio sensibilmente emozionato. “Per me è il compimento del sogno di una vita con un impegno che testimonia i miei valori e il rispetto di tutti”, ha dichiarato. Ma altrettanto concreto. “Intendo essere il punto di riferimento di tutti gli azionisti: uniremo il meglio di entrambe le società, senza che una prevalga sull’altra”. Perché, mentre salivano sia il titolo di Essilor a Parigi sia quello di Luxottica a Milano e i manager confermavano sinergie stimate a 500 milioni tra aumento di ricavi e ottimizzazione dei costi, è ormai in partenza la newco e tutto ciò che ne conseguirà. Di certo il piano industriale post fusione, atteso per la prima metà del 2019, farà luce sulle vere direzioni che prenderà il gigante da 16 miliardi di euro di fatturato. Ma le carte le redigono gli uomini e, nonostante i principi di parità, il Cavaliere per la candidatura a ceo del gigante il suo nome l’ha già fatto: Francesco Milleri, suo braccio destro e amministratore delegato di Luxottica.

“La nomina di Milleri a ceo di EssilorLuxottica non è all’ordine del giorno”, avrebbe chiarito un membro francese del Cda all’assemblea di Parigi, in merito a una domanda sulla questione. E su questa affermazione ho sentito il “rumore del cellophane” del Bartali raccontato da Paolo Conte. Le grandi sfide, si sa, iniziano dalle conferenze stampa pre partita, dai discorsi nello spogliatoio, dagli sguardi nel tunnel. Adesso che la squadra è stata fatta e punta al triplete planetario, è corretto che metterci il mister giusto sia l’ambizione del suo presidente. Un presidente non più giovanissimo come il trentaquattrenne Gino Bartali che vinse il tour de France del 1948, facendo scrivere nel 1983 a Paolo Conte che “i francesi ci rispettano, e le balle ancora gli girano”. C’è molto parallelismo tra Del Vecchio e il Bartali raccontato da Conte. Quanta “strada” ha fatto il Cavaliere “con quel naso triste da italiano allegro”. Ogni grande campione, poi, sceglie il suo gregario che lo possa sostenere e sostituire all’occorrenza. E quella di Milleri è, rispetto al suo capitano, la figura di un gregario di lusso che ha indotto Il Sole 24 Ore a un’indagine sull’uomo, per scoprirne prima di tutti le doti e i perché.

Il percorso imprenditoriale di Milleri ricostruito dal quotidiano di Confindustria è degno delle migliori favole sportive. Era un fornitore software di Luxottica e Del Vecchio, che ha aiutato nel difficile passaggio del gruppo di eyewear all’ambiente Sap. Le grandi capacità di Milleri sono però legate alle sue abilità di vedere “dentro” l’azienda di Del Vecchio attraverso i processi a lui accessibili che hanno permesso di dire al Cavaliere cosa andava e cosa poteva andare meglio. Milleri è un uomo da “zero deleghe ma tanto potere”, afferma Il Sole 24 Ore: proprio come si usa fare nello spogliatoio tra uomini. E la squadra che vince non si cambia mai. Milleri approda così nell’aprile 2016 al comando di Luxottica dopo solo un mese di apprendistato in Cda, in qualità di vicepresidente del gruppo. Ne diventa amministratore delegato nel dicembre 2017. Tra le sue soluzioni brillanti ci sarebbe quella di permettere a Del Vecchio con una app di avere il pieno controllo di tutto il sistema distributivo di Luxottica. Il gregario per eccellenza di Bartali fu Giovannino Corrieri. Pochissimi lo conoscono, ma fu lui a sostenere il Gino trentaquattrenne nella vittoria al Tour de France. “Tra i francesi che si incazzano e i giornali che svolazzano”.
Nicola Di Lernia

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