Federottica Firenze: prove di dialogo sulla prescrizione delle multifocali

È stato uno dei temi, dibattuto in modo non conflittuale fra area tecnica e area medica, durante il sedicesimo seminario della territoriale toscana svoltosi lo scorso 3 marzo, cui sono intervenuti circa 90 partecipanti, perlopiù ottici optometristi, oltre a una ventina di oculisti dell’area fiorentina

Il seminario di aggiornamento di Federottica Confcommercio Firenze di quest’anno (nella foto, un momento dei lavori), focalizzato su “Le nuove sfide della multifocalità”, ha avuto per Andrea Cappellini, presidente della territoriale, un riscontro molto positivo. «Si è registrata una presenza soprattutto di ottici optometristi: per tale motivo insieme a Rita Mencucci, dirigente ospedaliera della Clinica Oculistica dell’Università di Firenze e referente per la segreteria scientifica del progetto, che ha moderato l’evento, e a Fabrizio Giansanti, direttore della Clinica Oculistica dell’ateneo fiorentino, abbiamo ipotizzato per il prossimo anno di mettere in campo un’attività diversa, in modo da coinvolgere ancora di più gli oculisti - spiega Cappellini a b2eyes TODAY - Gli interventi sono stati tutti di grande interesse. Gli oftalmologi hanno informato gli ottici sulle nuove tecniche operatorie, sulle tipologie di lenti intraoculari multifocali, sulle loro performance, sulle indicazioni e controindicazioni d’uso, per portarne a conoscenza anche l’area tecnica. Da parte nostra, abbiamo spiegato ai medici presenti come approcciamo questa vasta tematica, in che modo cerchiamo di far funzionare al meglio gli occhiali multifocali, intendendo con ciò non solo il progressivo classico, ma anche le lenti vicino intermedio per il computer, quelle a supporto accomodativo, le lac e tutte le soluzioni attualmente disponibili».

Tra gli spunti di dibattito stimolati dall’incontro, uno molto interessante, secondo Cappellini, attiene al concetto di prescrizione. «È emerso come oggi, per gli ottici optometristi, una semplice prescrizione lontano e vicino non sia più sufficiente, ma servano anche altre informazioni - afferma il presidente di Federottica Firenze - C’è la necessità di capire quali sono le distanze intermedie, l’utilizzo del dispositivo, le reali posizioni d’uso: una refrazione molto precisa aiuta enormemente nella realizzazione del migliore ausilio visivo, perché le lenti moderne sono così tecnologicamente evolute che richiedono un’attenzione spasmodica per quanto riguarda la precisione nella correzione di un difetto. Uno 0,25 in più o in meno fa una grande differenza nell’ampiezza dei campi di visione e nella performance della lente».

Per tale motivo, prosegue Cappellini, un ottico spesso ha bisogno di riprendere in mano la prescrizione con cui il cliente entra in negozio. «Non per controllarne la correttezza, ma per verificare i livelli di addizione e capire, con essi, quali sono le distanze cui il portatore vede bene e realizzare così un dispositivo su misura, sempre in funzione di una lente complessa che gestisce la variazione diottrica in modo molto fine - precisa il professionista toscano - È nato quindi l’interrogativo: cosa fare di fronte alla ricetta dell’oculista con cui il cliente arriva nel centro ottico e come realizzare un dispositivo che richiede in realtà informazioni aggiuntive? C’è stata una sorta di cauta apertura da parte degli oftalmologi dell’area fiorentina presenti circa la possibilità per l’area tecnica di rivedere tale prescrizione. Naturalmente non in termini di intera refrazione, ma in modo ragionato, esclusivamente per entrare nel merito delle necessità specifiche legate agli aspetti tecnici dell’ausilio, che, per loro stessa ammissione, generalmente i medici non sono in grado di gestire perché non li conoscono e non rientrano tra le loro competenze».

Il tema è stato molto sentito ma, come sottolinea il numero uno della territoriale, non c’è stata alcuna conflittualità nell’affrontarlo, poiché il fine ultimo è solo l’interesse dell’ametrope che dovrà utilizzare l’occhiale con il massimo beneficio possibile. «Sempre con questo obiettivo, abbiamo deciso di organizzare anche nuovi incontri monotematici durante l’anno che coinvolgano area tecnica e classe medica - conclude Cappellini - È necessario tentare di trovare e delineare, in tutti i punti di interfaccia tra noi e loro, una sorta di deontologia operativa, così che non si generino quei micro conflitti i quali hanno come unico risultato non dare al cliente e paziente la soddisfazione che cerca: bisogna dialogare e capire come giungere alla messa a terra della soluzione visiva ideale nel rispetto assoluto delle peculiarità e competenze di ciascuna categoria».

N.T.

Formazione