Ddl concorrenza: cosa potrebbe cambiare per farmacie e centri ottici

Il 2 agosto 2017 il Ddl Concorrenza (Ddl n. 2085-B) è divenuto legge con un’approvazione finale al Senato di 146 voti favorevoli e 113 contrari. Tale provvedimento rappresenta il tentativo di una riforma concorrenziale, suggerita dall’Autorità garante per la concorrenza e il mercato, e introduce, come noto, una serie di rilevanti cambiamenti in diversi settori tra cui quello sanitario e, in specie, quello farmaceutico

I proprietari delle farmacie, da oggi, potranno essere anche società di capitali, venendo meno, dunque, il vincolo personale della forma societaria imposto dalla precedente normativa nella gestione dell’assistenza e distribuzione farmaceutica. L’ingresso delle società di capitali nel controllo delle farmacie, in linea con lo scenario ormai invalso in altri paesi, permetterà di aprire il mercato alle catene di farmacie gestite mediante l’organizzazione e i mezzi delle grandi aziende. Una scelta, quella del legislatore, dettata dalla volontà di incrementare l’efficienza della distribuzione farmaceutica e, nel lungo periodo, anche una riduzione dei prezzi dei prodotti farmaceutici, permettendo la partnership nel settore con grossi investitori esteri e agevolando forme di aggregazione e acquisizione tra professionisti già presenti. 
Il legislatore, nonostante le obiezioni mosse dalle associazioni di categoria in relazione a quello che potrebbe diventare un oligopolio del settore riservato alle sole grandi società, è intervenuto in tal senso prevedendo l’impossibilità per una società di capitali di essere proprietaria di più del 20% delle farmacie di una stessa regione e abolendo il limite in capo al proprietario di possedere un numero massimo di 4 farmacie. La portata innovativa del provvedimento in commento, dunque, favorisce l’apertura del mercato, anche a livello nazionale, ai grandi colossi della distribuzione farmaceutica e dei dispositivi sanitari, nonché dei prodotti ottici. 
Sul punto, non si può ignorare il legame che sempre più di frequente intercorre tra il settore della distribuzione farmaceutica e ottica, tradizionalmente nel nostro paese trattate come realtà separate e organizzate in esercizi a conduzione familiare, diversamente da quanto accade all’estero dove le grosse società hanno iniziato, già da anni, a trattare congiuntamente le due tipologie merceologiche. Va da sé che, con l’ingresso nel mercato della distribuzione farmaceutica delle imprese di capitali, verranno interessate quelle compagnie societarie presenti al contempo nella distribuzione dei dispositivi ottici con un portafoglio di prodotti, dunque, ampio e diversificato. Si può ritenere, pertanto, che la novella legislativa avrà un significativo impatto in ambito ottico, sebbene allo stesso non si rivolga esplicitamente.
Come già accennato, l’approdo delle grosse società di capitali nella gestione delle farmacie - abituate a investire e a servirsi di tutti gli adeguati mezzi di commercializzazione - incentiverà la commercializzazione di tutti quei dispositivi ottici, ad esempio i premontati, già attualmente vendibili nelle farmacie. L’automatica e naturale impronta aziendalistica che apporteranno le società di capitali nell’amministrazione delle farmacie ne cambierà quasi certamente la concezione: si passerà dall’idea tradizionale di farmacia quale punto vendita del medicinale a quella di vera e propria azienda dotata, quindi, di una pianificazione finanziaria e strategia di marketing. E, allora, non sarà da escludere un ipotetico scenario futuro dove la farmacia, già oggi incubatrice di diversi servizi imprenditoriali, come la vendita di cosmetici e, al contempo, servizi sanitari, come l’effettuazione di prelievi, potrà diventare sede di riferimento altresì per quei servizi riservati alla figura esercente l’arte ausiliaria delle professioni sanitarie, cioè l’ottico. Dal momento che la normativa di settore, come noto, ravvisa quale elemento imprescindibile per l’espletamento dell’attività di ottico il requisito soggettivo dell’abilitazione in capo al professionista, in assenza di eventuali impedimenti, legati a specifiche procedure autorizzative, requisiti tecnici e strutturali e in direzione di una politica di liberalizzazione e semplificazione anche a livello regionale, il connubio assistenza farmaceutica e ottica nella medesima struttura, mediante la creazione di appositi spazi e corner, potrebbe diventare una probabile realtà presente nel territorio.
L’apertura del mercato alla società di capitali e gli scenari ipotizzati potrebbero dare, dunque, una forte scossa al mercato nazionale da anni fermo, rendendolo più competitivo e concorrenziale. Sembra, pertanto, che il Ddl Concorrenza abbia mosso un passo importante verso la liberalizzazione del settore non solo farmaceutico e, oltre a promuovere la gestione da parte delle società di capitali delle farmacie, favorisca la creazione di vere e proprie reti di esercizi, tese a restare competitive in un mercato sempre più rivolto alla dispensazione del prodotto sanitario e del dispositivo ottico mediante un sistema di catene distributive.

Stefanelli & Stefanelli
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