DaTE 2020, i buyer ai raggi X

Ampia presenza di ottici indipendenti da Toscana, Veneto e Lombardia, anche con più punti vendita, tra i mille che hanno visitato l’ultima edizione della rassegna di Firenze. «Abbiamo dimostrato che, con le dovute misure di sicurezza e la corretta comunicazione, è possibile tornare in fiera a fare business», commenta a b2eyes TODAY il presidente, Giovanni Vitaloni (nella foto)

Vitaloni, qual è l’“identikit” dei mille visitatori, in termini di provenienza, tipologia di centro ottico e conoscenza del mercato dell’eyewear di ricerca?

Vorrei innanzitutto evidenziare che aver totalizzato un migliaio di visitatori unici è stato per noi un grande successo, vista la situazione attuale. Analizzando più approfonditamente coloro che hanno visitato DaTE 2020, circa il 65% sono ottici, seguono i designer e i liberi professionisti (oltre il 12%), a testimoniare proprio la natura della manifestazione, ovvero avanguardia, ricerca e design. La provenienza regionale ci dice che il 60% dei visitatori è arrivato da Toscana, Veneto e Lombardia. Inoltre per la maggior parte si tratta di ottici indipendenti: il 70% con un punto vendita e il 22% con due o tre negozi, che partecipano a DaTE per trovare il prodotto giusto per poter differenziare e distinguere il proprio centro ottico.

Quanti sono stati i visitatori esteri, da quali paesi provenivano e che ruolo ha avuto l’Ice?

È chiaro che DaTE si conferma una manifestazione locale così come era nel suo spirito iniziale. Tuttavia, grazie a Ice che si è impegnata a selezionare buyer esteri, quest’anno siamo riusciti a dare all’evento un respiro internazionale, nell’intento di poter fornire alle aziende quella vetrina non solo nazionale che nel 2020 non si è potuta avere vista la cancellazione di Mido. In questa direzione va anche la piattaforma digitale realizzata sempre in collaborazione con Ice. Abbiamo avuto in presenza circa 60 operatori stranieri, di cui il 40% provenienti dalla Francia e circa l’80% dall’Europa, bacino per noi fondamentale. Speriamo che con la parte digitale si possano stabilire contatti importanti anche con visitatori da oltreoceano.

Il segmento dell’eyewear di ricerca è generalmente su una fascia di prezzo medio-alta: il post Covid ha penalizzato o meno questa fascia a favore o a svantaggio di chi invece a DaTE ha proposto occhiali con un prezzo più accessibile?

Ritengo che il post Covid, al momento, abbia penalizzato tutto il mercato nel suo complesso. Quello che abbiamo evidenziato in primo luogo è la penalizzazione maggiore del segmento sole rispetto al vista, in ragione di minori risorse a disposizione che vengono indirizzate più al necessario che all’accessorio. Tuttavia l’emergenza sanitaria ha anche accentuato da parte dei consumatori una maggiore coscienza nell’acquisto. Credo che saranno più consapevoli per due motivi principali: la diminuzione dei redditi e la riflessione generata da una situazione nuova che ha reso l’umanità più fragile e meno certa. In tal senso diventa imprescindibile avere una forte identità, puntare alla qualità del prodotto, all’affidabilità del servizio, alla garanzia di continuità, alla trasparenza nella manifattura e saper rappresentare più di prima forti valori in tema etico, ambientale e sociale. Spesso i brand di ricerca hanno in sé tutti questi valori, devono solo imparare a esploderli e a comunicarli meglio.

A.M.

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