Commercio, giugno non ha segnato la svolta

Se l’Istat ha rilevato un’inversione di tendenza a maggio per fatturato e ordinativi dell’industria italiana, l’ufficio studi di Confcommercio mette invece in evidenza come anche nel mese appena passato i valori del dettaglio restino molto lontani da quelli pre pandemia

Sul fronte dei consumi, infatti, l’ultima indagine congiunturale della maggiore associazione dei negozi italiani parla di recupero a giugno che «si conferma difficile e complesso, nonostante quasi tutte le attività siano tornate operative e siano venuti meno i vincoli alla mobilità interna e, progressivamente, con i paesi dell’area Schengen - si legge in una nota - I rimbalzi congiunturali, pur di dimensioni importanti, lasciano il livello di attività economica su valori ancora molto contenuti. I comportamenti delle famiglie in materia di consumo si sono confermati prudenti». Per quel che riguarda le principali voci di spesa, «per l’alimentare, dopo il moderato aumento registrato nei mesi di lockdown, si conferma una stabilizzazione, per altri segmenti il rimbalzo di aprile e maggio ha solo attenuato i contorni di una situazione estremamente grave. Per la filiera turistica, che nei mesi estivi concentra gran parte del fatturato annuo, la distanza tra una situazione normale e quella attuale è abissale, così come per l’abbigliamento e per il segmento delle auto, settori vitali per la ripresa del paese», sottolinea l’indagine dell’ufficio studi di Confcommercio.

Sempre a giugno e su base annua l’indicatore dei consumi, il cosiddetto ICC (nella tabella), segnala ancora una decisa flessione: meno marcata rispetto ai mesi del lockdown, ma siamo ancora lontani dai valori pre pandemia. «È proseguito, in linea con il progressivo ritorno alla normalità, il recupero della domanda: l’indicatore dei consumi registra, nel confronto annuo, un calo del 15,2% - specifica infatti la nota - Il segmento dei beni sembra tornare più velocemente sui livelli dello scorso anno, anche se le perdite accumulate nei periodi precedenti determinano per alcune voci di spesa un gap difficilmente colmabile in tempi rapidi. Più complessa e articolata appare la situazione sul versante della domanda per i servizi, ormai la componente più importante dei consumi. Alle difficoltà generate sul versante interno della domanda si associa, in molti casi, la pressoché totale l’assenza della domanda estera».
Prendendo in considerazione l’intero secondo trimestre, la riduzione complessiva è stata del 29,7% rispetto allo stesso periodo del 2019, valore che si attesta a -54,5% per la domanda di servizi.

(red.)

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