Anche gli occhiali finiranno in un container per Natale?

In tutto il mondo stiamo vivendo una “epidemia” logistica mai sperimentata nell’era dell’e-commerce. Qualsiasi consumatore sino a ora dava per scontato di poter ordinare un prodotto e riceverlo a stretto giro, se non addirittura il giorno dopo, grazie ad Amazon. Adesso non è più così. Sia per chi vende sia per chi compra. L’effetto approvvigionamento di beni di prima necessità nasce da questo nuovo delirio: non possiamo più fare affidamento sull’oggi per il domani

Nel numero del settimanale Internazionale di inizio ottobre 2021 alcuni articoli sul tema provenienti da tutto il mondo commentavano l’ormai certezza che la logistica sta vivendo la stessa situazione del mondo sanitario. Si lavora oggi per domani senza conoscerne il futuro. Un dato su tutti. Il costo di noleggio di un container di 12 metri è passato dal 2015 a oggi da 2 mila a 10 mila dollari. L’attendibilità della tempistica della spedizione marittima è svanita con la pandemia e l’incidente del Canale di Suez (nella foto, tratta da tg24.sky.it). Appena i cinesi individuano un focolaio di Covid nei loro porti chiudono tutto per settimane lasciando le navi in fila e in attesa. Se un container non scarica, non può caricare e l’intero sistema logistico mondiale vive momenti febbrili. L’esperienza, sempre raccontata da Internazionale, di un inventore di giochi da tavolo della Florida è illuminante: prima del Covid, per far spedire un container di giochi da Shanghai al Michigan, Eric Poses pagava intorno ai 6 mila dollari. La prossima consegna costerà almeno tre se non cinque volte tanto, a causa del rincaro ulteriore anche dei trasporti Usa via terra.

Costi, ritardi, scarsità delle materie prime, picco delle richieste che non tende ad appiattirsi. Quattro fattori che prima della pandemia avrebbero fatto tremare le vene e i polsi a chiunque. Davanti a “la salute prima di tutto” alcune problematiche si sono smussate, ma la situazione attuale rischia di mantenersi per tutto il 2022 e inasprire ritardi e prezzi del prodotto finito. Potremo permettercelo? In Italia si sta iniziando a parlare di frenata della ripresa economica a causa di tali aspetti.

E nel nostro settore, cosa sta succedendo? Se ne discute poco, anzi pochissimo, solo nei corridoi. Difficile credere che l’ottica globalizzata di questi anni possa sentirsi al riparo da un simile uragano. La Cina e l’Oriente entrano dappertutto nel nostro sistema di vendita. I ritardi di consegna delle lenti a contatto in Italia saranno un’eccezione o una regola dei prossimi mesi? Le forniture arriveranno in tempo o ci faranno penare come l’inventore di giochi in Florida? La componentistica asiatica sarà sostituita in fretta da quella locale? I retailer mondiali, dopo l’abbuffata di acquisti del 2021 per evitare di rimanere senza occhiali o per ridurre il rischio di rincari, continueranno a comprare con la stessa insistenza? La mancanza di stock convincerà alcuni dettaglianti o distributori ad adottare un piano B?

Non ci sono risposte a questi interrogativi, ma porseli oggi è già un buon inizio. Credere a una nuova normalità del tutto simile alla precedente sotto queste ombre appare poco credibile, anzi improponibile. Mido 2022 sarà un palcoscenico di dialoghi e confronti su questo e altri temi essenziali per il nostro futuro o più semplicemente uno specchio del 2019 dove andava ancora tutto bene? Sarà la maturità del mondo dell’ottica post pandemia a definirlo: se qualcosa è cambiato, lo vedremo lì.

Nicola Di Lernia

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