Velati a Piovella: rettifichiamo le falsità e torniamo a collaborare

«Pur dando atto dell’evidente mancanza di professionalità dei soggetti intervistati che costituiscono quell’esiguo numero fisiologicamente presente in qualsiasi professione e che, proprio per questo, devono essere stigmatizzati da quel genere di trasmissione, mi preme farLe presente che molte Sue affermazioni contrastano in maniera stridente e palese con ciò che abitualmente va sotto il nome di “verità” – prosegue la lettera, pubblicata sul sito web di Federottica - A puro titolo di esempio, quando ha affermato, e, conseguentemente, ha “messo in bocca” alla Iena di turno, che un esame della vista non può prescindere dall’utilizzo di “goccine” che solo il medico può usare, sapeva che ciò non corrispondeva al vero. Quando ha affermato che l’“esca” designata non aveva problemi visivi in quanto “vedeva i 10/10”, sapeva bene che era un’affermazione che poteva essere fatta propria solo dai non addetti ai lavori, in quanto non necessariamente rispondente a verità. E, ancora, quando ha sostenuto che l’ottico è solo un commerciante,  penso proprio che fosse consapevole di fare un’affermazione  non  veritiera per i motivi che conosce benissimo. Il tutto ha permesso di veicolare un’informazione distorta ai danni di una professione la cui formazione Lei non può non conoscere, anche solo per i motivi di una Sua familiarità con la stessa. E questo ha permesso che venisse veicolato il messaggio che: andare dall’ottico (optometrista) è ad alto rischio, sia per l’assenza di un comportamento etico che può compromettere il proprio portafoglio – e in questi momenti di grave crisi è sicuramente un messaggio portatore di inevitabili gravi conseguenze anche al nostro mercato - ma, soprattutto, perché questa pratica è ad alto rischio per la propria salute».
«Caro Presidente, questo è proprio inaccettabile e richiede da parte di chi, come Lei, possiede sicuramente la necessaria onestà intellettuale, una indispensabile rettifica che faccia giustizia a una categoria che non si può riconoscere nelle Sue affermazioni e che non può tollerare ulteriormente simili fatti – si legge ancora nella missiva - Vede, Presidente, Lei sa benissimo, come ho detto poc’anzi, che in ogni Categoria si annida una percentuale costante di persone “scorrette” , e Lei sa benissimo che, se si volesse aprire il libro (del resto già aperto alcuni anni fa) della gestione “commerciale” della chirurgia rifrattiva da parte di alcuni (pochi anch’essi) Suoi colleghi, si potrebbero denunciare cose analoghe a quelle messe in evidenza nella trasmissione di qualche giorno fa. Ma, proprio per la considerazione dell’esiguità del numero di soggetti del genere, sarebbe un vero peccato gettare fango su di una categoria che richiede rispetto  per il suo prezioso contributo alla salute della gente».
«Caro Presidente, ho letto nel sito ufficiale della SOI le Sue considerazioni sulla vicenda. Queste potrebbero essere un buon viatico per compiere un chiarimento completo da far veicolare nel medesimo ambito dove la trasmissione ha avuto il suo svolgimento. Questo non farebbe altro che favorire e rendere sempre più concreta quella collaborazione tra le due professioni, che si insegue da tanto tempo e che situazioni come quella appena accaduta allontanano e rendono sempre più difficile - conclude Giulio Velati (nella foto) - Spero proprio che possa accogliere la mia richiesta, che ritengo fondamentale per giungere a un traguardo che da tempo si insegue invano e con grande impegno da parte nostra. Diversamente, torneremmo indietro nel tempo  e non coglieremmo tutte quelle opportunità che vengono offerte a entrambe le categorie  da un mondo che è cambiato a tal punto da costringere tutti a rivedere rapidamente il modo di gestire la propria realtà. Pena l’estinzione di intere Categorie».
(red.)

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