Siamo ottici o…commessi?

«I professionisti del settore sono davvero pochi, di ottici che fanno i commessi, invece, se ne contano moltissimi». Così esordisce Massimo Vallicelli (nella foto), proprietario di un punto vendita a Treviglio, nel Bergamasco, che da 28 anni esercita la professione, essendo stato uno dei pionieri dell’ipovisione, realtà di cui ha iniziato a occuparsi dal 1987. «Dalla mia esperienza posso dire che c’è un numero impressionante di ottici che escono dalle scuole con una preparazione pressoché inesistente - continua Vallicelli - Recentemente è venuta presso il mio negozio una giovane studentessa per effettuare le 60 ore di apprendistato previste dal curriculum scolastico: la ragazza non solo non era in grado di leggere correttamente il listino delle lenti. ma addirittura non era a conoscenza dell’argomento dell’ipovisione. Quindi si è a dei livelli davvero poco incoraggianti». Le parole dell’ottico bergamasco sembrano confermare la tesi di Giorgio Righetti. «Purtroppo per ogni abilitato ci giungono 5 offerte di lavoro. Il numero di abilitati ogni anno è inferiore al turn over fisiologico. La mancanza di personale qualificato è cosa diversa dalla polverizzazione del canale distributivo (circa 10.000 punti vendita)», ha scritto sulla nostra pagina FB il direttore dell’Istituto Zaccagnini.
Ma per Laura Piretti, contattologa di Angera, nel Varesotto, e titolare dell’omonimo centro ottico, la questione sembra soprattutto un modo per far aumentare le iscrizioni negli istituti professionali. «Sono invece convinta dell’utilità di usufruire di portali, come lo stesso b2eyes, o di mezzi come le pagine di facebook per pubblicare annunci che potrebbero trovare una facile risposta e favorire il reclutamento di ottici qualificati», afferma Piretti.
V.G.

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