Papagni, messaggi a chi opera nell’ottica

Con Antonio Papagni (nella foto), coordinatore del corso di laurea in Ottica e optometria presso l’Università degli Studi-Bicocca di Milano, una Laurea e un Dottorato di Ricerca in Chimica, professore associato di Chimica Organica all’Ateneo milanese, facciamo il punto sulla situazione di questa disciplina, spesso al centro di polemiche tra le due categorie e per alcuni aspetti ancora in rampa di lancio. «Il fatto stesso che il Corso di Laurea in Ottica e Optometria sia inserito nella Facoltà di Scienze Naturali e Fisica dimostra in maniera chiara e inequivocabile che le competenze fornite al laureato non si sovrappongono alle competenze dell’oftalmologo, anzi in un certo senso queste sono ortogonali e complementari tra loro – spiega Papagni – Il laureato apprende principi fisici, ottici, chimici, informatici, sa utilizzare tecnicamente al meglio la strumentazione ottico-optometrica e di laboratorio, è anche applicatore di lenti a contatto. Le competenze in ambito della anatomia, di fisiologia e di patologia oculare hanno lo scopo di sensibilizzarlo su questi aspetti per una proficua collaborazione con l’oftalmologo».
Non entra in rotta di collisione, dunque, con le prerogative dell’oculista, ma, al tempo stesso, va a colmare una lacuna presente nell’ordinamento giuridico italiano. «Si tratta, infatti, di una figura professionale nuova, ma allineata con le caratteristiche di quella europea – dice Papagni – Soprattutto in paesi come il Regno Unito, la Spagna o l’Olanda troviamo già l’optometrista che affianca l’oculista nelle strutture pubbliche. Può essere paragonato al fisioterapista o all’odontotecnico? No, perché può vantare una capacità decisionale che queste figure non detengono».
A.M.

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