Recentemente il Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston ha sviluppato un nuovo prototipo che può ridare la vista a persone affette da un certo tipo di cecità. Anzi, per essere più precisi: può aiutarle a vedere meglio. Come riportato da ITnews, questo tipo di impianto, rimpiazzando le funzioni delle cellule retinali, ha la capacità di fornire un certo grado di visione di base a quei pazienti affetti da retinite pigmentosa o da degenerazione maculare dovuta all’età avanzata, due disfunzioni dell’occhio che risultano essere le principali cause di cecità. Si tratta di un paio di occhiali speciali su cui è montata una piccola videocamera che fornisce i dati dell’immagine catturata a un chip incastonato nel titanio e montato sulla superficie esterna del bulbo oculare (nella foto). Il processore passa i dati al sistema nervoso attraverso un gruppo di elettrodi fissati sotto la retina con la funzione di stimolare il nervo ottico. Il professor John Wyatt, l’ingegnere elettrico a capo degli scienziati di Boston, ha intenzione di testare il prototipo su nuovi pazienti per i prossimi 3 anni. Per il momento delle prove sono state eseguite solo sui maiali; in questo caso, comunque, gli impianti hanno dimostrato di essere resistenti, reggendo per circa 10 mesi senza alcun danno alla parte elettronica. Nel luglio scorso, invece, a 30 pazienti, provenienti da tutte le parti del mondo, è stato impiantato l’Argus II. Questa protesi retinale, sviluppata dalla Second Sight di Sylmar (California), è composta da una griglia di 60 elettrodi fissata alla retina. La sperimentazione, seppur iniziata da pochissimo tempo, ha già mostrato qualche timido ma promettente risultato.
(red.)
Negli anni ’80 la donna bionica, nei 2000 avremo l’occhio bionico?
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