Come un libro allunga la vita (anche in tempo di Covid)

Se gusto e olfatto sono i più colpiti dagli effetti del Coronavirus, anche gli altri sensi, seppur indirettamente, ne sono coinvolti. Inizia un breve percorso conoscitivo e riflessivo, che culminerà in quello più caro alla nostra filiera, la vista

“Woodstock mi è parso soltanto il ritrovo di un mucchio di giovani parassiti imboccati per quei tre-quattro giorni. Sembravano come vittime, i truffati da una cultura più che altro. Comunque una qualche celebrazione della cultura giovanile è sempre meglio che niente e sono sicuro che quando è tornata in città, quella gente ha portato con sé una sorta di mito”. Questo pare sia stato il giudizio che Jim Morrison ha lapidato sulla tre giorni di musica più famosa al mondo.

Erano gli anni Settanta e il contatto fisico era chiesto e cercato, senza limitazione alcuna. Poi si diffuse l’Aids e oggi il Covid ed entrambe le virulenze hanno obbligato e promosso frustranti ma virtuosi comportamenti preventivi, come la profilassi richiede, insinuando però il fantasma sociale dell’untore invisibile, l’asintomatico infetto. La dieta tattile, avvilente ma necessaria, in questo tempo liquido in cui le sedute online hanno disincarnato le terapie, i congressi in streaming hanno estraniato la partecipazione, le lezioni in Zoom hanno tolto la maieutica dei volti, favorisce la riflessione sulla relazione mediata dalla tecnica: la sospensione dei corpi, contesa tra abbandono e abbraccio, è come la pulsazione del cuore, in alternanza tra sistole e diastole, o il respiro dei polmoni nelle sue fasi vitali. Diversamente dagli altri sensi concentrati su un solo organo - occhio, orecchio, naso, lingua - il tatto è diffuso e distribuito ovunque, in particolare sul palmo della mano, luogo privilegiato delle carezze. E allora se sostituissimo l’abituale touch-screen con il più sensuale touch-book, meglio se di carta, potremmo allontanarci dalla freddezza di uno schermo avvicinandoci al calore di un viso. Un buon libro allunga la vita, parola di Umberto Eco.

Sergio Cappa

Professione