Sono passati circa 170 giorni dall’inizio dell’anno e le sorprese del franchising dell’ottica abbinate alle metamorfosi del mercato non ci stanno deludendo né annoiando, anche in prospettiva futura
Il convegno sul franchising, organizzato dall’editore di questa testata a Firenze nel maggio 2017, aveva evidenziato la volontà degli attori principali di voler continuare a crescere sul retail italiano dell’ottica con ritmi diversi ma costanti. Dopo poco più di un anno la situazione disegnata dai fatti non coincide con le dichiarazioni di allora e pare che il retail tradizionale si sia rinvigorito da alcune decisioni prese e non prese dal franchising dell’ottica.
La prima grande novità post convegno è stata quella di Salmoiraghi & Viganò. La storica catena ha di fatto abbandonato il progetto franchising, il responsabile di allora si occupa oggi esclusivamente dei rapporti con l’area medica e la proprietà di Luxottica pare intenzionata a fare dell’insegna i negozi della “famiglia”, dove scompaiono le promozioni civetta, vengono venduti principalmente gioielli di casa ed elargiti sorrisi e competenze professionali.
Alla pari di ciò l’ultima campagna consumer di VisionOttica sembra ricalcare la changing strategy di Salmoiraghi & Viganò. L’insegna a doppio nome si riposiziona sull’ottica di famiglia con un messaggio rassicurante privo di lustrini ma ricco di sentimenti dell’epoca in cui l’insegna stessa aveva aperto con il nome dell’ottico proprietario. Se per Salmoiraghi & Viganò lo stop sul franchising prevede uno sviluppo certo ma diretto ad altri lidi che vedremo concretizzarsi nei restanti 190 giorni dell’anno, quello di VisionOttica continua ad assomigliare a un’operazione chirurgica: poco più di 280 insegne, compresi i 17 centri pilota, “riconvertite” a oggi, un progetto di franchising di servizi solido ma lento, quasi ad attendersi un qualcosa.
L’esperienza Acuitis al momento pare non pervenuta. Il negozio pilota di Gallarate, peraltro di proprietà del network, resta l’esempio del progetto annunciato a gennaio 2017, mentre i corner proposti ai 900 affiliati appaiono più una proposta alternativa offerta al socio che una realtà con cui confrontarsi.
Resta Nau!, il franchising di prodotto che continua a crescere, compatibilmente con gli spazi commerciali adeguati ad avviare un negozio di ottica secondo le loro concezioni. A oggi sono oltre 140 tra Italia ed estero gli store di Nau!, con l’apertura nel 2017 di 22 nuove location, che hanno sostenuto una crescita annua di fatturato del gruppo del 16%.
Come vedete un bel panorama variegato dove ognuno, pare, va per la propria strada con risultati e obiettivi diversi. Nessuna guerra apertamente diretta se non quella di accostarsi nei centri commerciali e nelle vie commerciali delle grandi città per sfidarsi nel far entrare pubblico. In certi casi in questa competizione di negozi affiancati, oltre a GrandVision, ci si è infilata anche Fielmann, che ha continuato la propria espansione dalle Alpi approdando in pianura padana con grandi effetti “unnici”, per poi conformarsi a più miti pax romane.
Cosa hanno generato questi effetti caotici sul mercato? A mio avviso un fenomeno che vedremo a breve se diventerà realtà. Quello della prossimità. Tutti vicini. Se camminate in corso Buenos Aires a Milano potrete constatare l’alternarsi di insegne commerciali a quelle storiche in un via vai di ottici che si mostrano al pubblico per essere valutati e scelti. Stiamo ritornando al nostro rinascimento, alle vie dedicate al mestiere dove i concorrenti lavoravano e vivevano vicini tra loro in un idilliaco rapporto di valore aggiunto al cliente che poteva scegliere senza fatica e rischi di fuga. Per cui se dovessi consigliare a un giovane ottico di aprire oggi un nuovo negozio, paradossalmente gli consiglierei di aprire vicino a un Fielmann sfruttando le sue grandi doti di attrazione e proponendosi come l’alternativa “artigianale” al cliente curioso ma ancora incerto nella scelta.
Nicola Di Lernia