Colori tenui e materiali pregiati, spazi fluidi in cui è grande protagonista la luce, di giorno quella naturale che entra da sei ampie vetrine su strada, la sera quella studiata ad hoc per valorizzare ogni singolo dettaglio e creare un’atmosfera intima e sofisticata, linee arcuate che smussano gli spigoli, conferendo agli interni un mood armonioso: sono alcuni dei tratti distintivi del nuovo Lipari Eyestore (nelle foto) avviato in corso Garibaldi all’angolo con via Palermo, a Milano, lo scorso novembre e terzo store dell’insegna nata in Sicilia cinquant’anni fa.
«La luminosità è il core sia delle nostre boutique palermitane sia di questa appena aperta a Milano: un ambiente semplice ma con caratteristiche profonde, che enfatizza lo spazio, la luce e la materia - spiega a b2eyes TODAY Alberto Lipari, figlio del fondatore Giuseppe e oggi co-amministratore delegato della società, di cui segue la parte digital e l’e-commerce, insieme al fratello Gabriele, che invece è ottico e si occupa delle scelte relative alla proposta offerta dai tre punti vendita - Sono presenti forme geometriche essenziali. La planimetria del negozio segue una configurazione a "L", con una distribuzione degli elementi progettuali studiata per enfatizzare estetica e funzionalità. Sul lato più esteso si sviluppa un imponente tavolo scultoreo, composto da un prisma rettangolare poggiato su un cuboide di base. La struttura è rivestita in pelle martellata in una tonalità verde mint. Sul lato più compatto, invece, si erge The Egg, una scultura dal forte valore simbolico, ormai cifra stilistica e riconoscibile dei nostri store».
Le montature, selezionate tra i principali marchi del lusso e dell’eyewear di ricerca, occupano un ruolo centrale nella scenografia dello spazio espositivo. «Il cliente che entra deve poter riconoscere i brand che proponiamo, seppur in modo misurato e armonico, senza una presenza visiva eccessivamente invadente - spiega l’imprenditore siciliano - Per questo, gli occhiali sono disposti su mensole in acciaio e in vetro, contribuendo a un’esperienza raffinata e ben calibrata. L’ambiente, fortemente personalizzato, accoglie il visitatore con un’identità chiara e distintiva, ma senza oscurare la forza espressiva di ogni singolo marchio. È una questione di equilibrio: offriamo una panoramica immediata della nostra selezione, mentre parte del prodotto è custodita in cassettiere, in linea con un approccio alla vendita prevalentemente assistita».
Suddiviso in area vista e sole, il centro ottico di circa 70 metri quadrati è dotato di una sala refrazione e conta su uno staff di quattro addetti, di cui tre ottici. Si tratta del terzo frutto di una tradizione pluridecennale, avviata a Palermo da Giuseppe Lipari. «Papà, che ha studiato ottica a Genova, ha aperto a dicembre del 1974 il suo negozio in via Ariosto, poi ampliato e rinnovato negli anni: da allora è sempre rimasto lì ed è tuttora per noi un punto di riferimento, continuiamo a lavorare insieme - prosegue Alberto - Il secondo store, in via XX Settembre, indipendente ma con la stessa insegna, lo ha aperto invece nel 2012 mio fratello Gabriele, anche lui ottico. Io ho iniziato a lavorare con lui quando nel 2019 abbiamo sviluppato la parte online di Ottica Lipari. L’anno dopo abbiamo dato vita a un’altra piattaforma e-commerce al consumatore, Mia Burton, di respiro più internazionale, che ha come paesi di riferimento principali Usa, Regno Unito e Australia. E seguendo queste due direttrici, digital e retail, abbiamo unito le forze e rilevato l’attività da mio padre, diventando l’odierna Lipari Eyestore».
Dopo due store a Palermo, viene da chiedersi come mai sia stata scelta Milano per questa nuova avventura. «Innanzitutto è una città che amiamo, apre enormi opportunità, è in crescita, in continuo fermento e molto accogliente: l’aspetto più concreto, ovvero il potenziale di business che offre, unito a una parte più affettiva, ci ha fatto propendere per un’apertura qui - commenta ancora il professionista - I primi 50 anni di Ottica Lipari sono stati essenziali per la nostra formazione, ora bisogna pensare ai prossimi 50, che presenteranno sfide e difficoltà diverse, per cui non si può prescindere da una visione di consolidamento e di espansione. Non ci fermeremo dal guardarci intorno e valutare nuove possibilità e aperture, lungo le due direttrici fisica e digitale: è quasi un obbligo, oltre che un’ambizione».
Nicoletta Tobia