Perché un istituto di tertiary vocational education come il nostro, cioè post scuola superiore che abilita professionisti socio-sanitari, presente con successo da oltre 45 anni nell’area sanitaria dell’ottica e dell’optometria, si è impegnato nell’arduo compito di realizzare un congresso la cui titolazione lo definisce interdisciplinare e quindi “obbligato” ad allargare temi e contenuti a tutte le discipline che si occupano di occhi, vista e visione? È la domanda con cui si apre il comunicato di presentazione dell’evento che l’Istituto Zaccagnini organizzerà a maggio. «Quando la conoscenza e l’affermazione globale dell’optometria e la diffusione dell’uso delle lenti a contatto hanno tolto agli occhiali il monopolio della correzione della vista, si è messo in moto un processo evolutivo dei sistemi di indagine oftalmica e delle tecniche di refrazione che hanno consentito alla professione ottico optometrica di compiere un decisivo salto di qualità, cui ha corrisposto un simmetrico balzo delle conoscenze e delle abilità professionali: per gli istituti scolastici e formativi del settore questa dinamica evolutiva ha imposto la necessità di un aggiornamento costante del proprio corpo docente e delle attrezzature oftalmiche di controllo e diagnosi - spiega la nota - Parimenti si è rafforzata l’esigenza, percepita da subito dall’Istituto Zaccagnini, di allineare le conoscenze e le pratiche introdotte nella professione, necessità che si è concretizzata con la decisione di realizzare un Congresso Interdisciplinare quale sintesi della propria mission».
La direzione della scuola, che attualmente vanta due sedi, a Bologna e a Milano, ritiene di aver rispettato l’impegno e che l’appuntamento congressuale bolognese, a partire dalla prima edizione del 1994, ha preso «una collocazione precisa e distinta nell’ambito delle iniziative culturali del settore, la quale gli ha assicurato una larga adesione da parte del mondo accademico e professionale di riferimento - precisa il comunicato - Allo stesso tempo il Congresso ha garantito all’istituzione scolastica e formativa Zaccagnini di attuare la missione di allineare il bagaglio delle conoscenze, delle pratiche, dei protocolli e delle normative professionali del proprio personale insegnante all’evoluzione continua del settore scientifico e tecnologico di competenza, con l’obiettivo di consegnare, alla rete dei centri ottici, professionisti all’altezza delle attese della filiera ottico optometrica e della popolazione ametrope».
Quest’anno la tradizionale tavola rotonda del lunedì mattina, seconda giornata dei lavori, dal titolo La “cattiva scuola” scaccia la “buona scuola”: il complesso percorso verso una buona formazione di tertiary vocational education, raddoppia: se ne aggiunge infatti una nel pomeriggio della domenica, su Shared care e collaborazione tra le professioni oftalmiche seguendo la Carta di Ottawa e l’Oms Specs 2030 per migliorare accessibilità e qualità ai servizi di refrazione e diagnosi precoce.
«Questa edizione celebrativa del Congresso Zaccagnini ripercorrerà soprattutto i momenti chiave, nel corso degli ultimi trent’anni, della sequenza delle innovazioni dell’optometria e dell’ottica incrociate con la medicina e le neuroscienze - conclude il comunicato - Ricorderà, inoltre, le partecipazioni internazionali di figure come Pablo Artal, Irvig M. Borish, Neil Charman, Stanley Crossman, Robert Fletcher, Edward Mallen, Susana Marcos, Shehzad A. Naroo, Robert Sanet, Anna Sulley, Arnold Wilkins o James Wolffshon, per citarne alcune, nonché l’esperienza con Aston University e il confronto con l’optometria anglosassone» (nella foto, una fase dell’ultima edizione del Congresso, svoltasi nel novembre 2022).
(red.)