Formazione nell’ottica: vincerà la presenza oppure l’online?

La pandemia del 2020-21 ha avvicinato tutti al mondo dell’e-learning. Il 2022-23 appare invece il periodo del grande ricongiungimento di industria e retail a eventi fisici. Si rischia un ritorno al passato che potrebbe non farci cogliere nuove opportunità

Per l’Unione europea il 2023 è l’anno dedicato alle competenze professionali. Secondo un report pubblicato da Markets and Markets, poi, il digital educational market passerà nel mondo dai 14 miliardi di dollari del 2022 alla previsione di 66,7 miliardi di dollari del 2028. Il grande balzo di fatturato sarà dei continenti asiatici, ma anche l’Europa farà la sua parte.

L’e-learning non ha ancora dato il meglio di sé. Pensiamo alle tecniche formative plasmate sul nostro stile di vita. Come il microlearning e il mobile learning, ad esempio. Due tendenze che hanno già acquisito un forte spazio e interesse. Il primo comporta la suddivisione dei materiali di approfondimento in blocchi di dimensioni ridotte e facilmente digeribili. Il secondo consente invece di accedere ai contenuti mentre si è in movimento, utilizzando i propri smartphone e tablet: la mobilità per giovani e meno giovani è fondamentale quanto la formazione.

Ma la tendenza formativa più affascinante guarda ancora oltre. Grazie all’intelligenza artificiale lo studente potrà ricevere materiali personalizzati e feedback in tempo reale. Gli algoritmi di apprendimento automatico sono altresì in grado di aiutare a identificare le lacune di conoscenza e adattare le esperienze di acquisizione delle nozioni alle esigenze di ogni studente. L’orizzonte dell’e-learning appare efficace e straordinario quanto mai. Non dimentichiamoci che l’educazione di un cittadino e professionista è la base della crescita di una nazione e di una categoria. Oggi molte posizioni lavorative non sono occupate, ma non a causa dei robot, bensì del mancato aggiornamento professionale delle risorse umane. Un paradosso cui la tecnologia potrebbe mettere una pezza immediata.

Come ci appare il futuro dell’ottica al riguardo? L’esplosione delle piattaforme educative durante il Covid è stata rilevante e ha avvicinato moltissimi agli schermi. Oggi però i numeri delle partecipazioni online sono meno eclatanti rispetto al periodo pandemico e le aziende sono tornate ad abbracciare le presenze fisiche. La sensazione è che l’e-learning del futuro, quello appena descritto, non ci abbia neanche messo il naso nel nostro mercato, tantomeno nelle scuole, pubbliche o private, dell’ottica. Ci sono diversi fattori che lo rallentano. In primis, la radicata abitudine della presenza fisica a iniziative in cui la formazione si lega al business. In secondo luogo, un mercato che probabilmente ha una media di età elevata, in cui i giovani, più avvezzi all’online, non hanno ancora preso in mano una direzione unica per tutto e in particolare per il loro domani. Infine, una cattiva distribuzione del percorso formativo individuale dove, già ai tempi degli Ecm obbligatori, la partecipazione era bassa e oggi ancora di pochi. Tutto questo non permette la crescita delle competenze di una categoria uniforme e moderna e lascia spazio anche a giudizi poco amichevoli espressi pubblicamente da esponenti della classe medica sul livello d’istruzione dell’ottica.

L’e-learning sarebbe la grande opportunità di ottici, optometristi, laureati. Confermare le proprie hard skill professionali e rafforzare le debolezze nelle soft skill interpersonali, ai minimi storici in questo settore: un peccato veniale che potrebbe costare caro al futuro della professione. Quando inizio un percorso formativo in aula il mio incipit per le persone che ho di fronte è sempre lo stesso: da questo momento, mal che vada, diventeremo migliori. Ma gli ottici di oggi vogliono veramente essere migliori di quelli di prima?

Nicola Di Lernia

Professione