La prima cosa che ha insegnato Sanremo 2023 non è tanto la multicanalità quanto le multigenerazioni. Sul palco si sono scambiati il ruolo presentatori dai 30 agli 80 anni e cantanti appena maggiorenni o vicini ai 90: sono stati lì tutti insieme, ognuno ha portato la propria testimonianza con la dignità dei dischi venduti o degli ascolti su Spotify. In questo momento la generazione post Seconda guerra mondiale e quella del conflitto in Ucraina vivono condividendo tra loro molti più valori che in passato. Boomer e Generazione Z al Festival si sono specchiati tra loro e spesso piaciuti. Ad esempio nella serata del venerdì, delle cover e dei duetti. Come in quello di Ramazzotti e Ultimo, che ha lasciato il palcoscenico al grande Eros con rispetto e l’auspicio di essere lui al suo posto tra trent’anni. La stessa cosa non l’ha però fatta il vincitore di Sanremo, Marco Mengoni: nella serata delle cover si è fatto incoronare da un gruppo gospel che ha valorizzato la sua performance piuttosto che renderlo comprimario. Mengoni è la perfetta interpretazione del personal branding: tutto è studiato e allo stesso tempo spontaneo. Il prodotto, voce e canzoni, è all’altezza del podio, ma il contorno che il cantante e i suoi collaboratori hanno costruito intorno alla sua esibizione è altrettanto eccellente. Mengoni racconta una “storia importante”, come quella di Ramazzotti, ancora prima però di mettersi a cantare. Artisti come Gianluca Grignani, invece, oggi appaiono come Don Chisciotte alle prese con mulini a vento troppo grandi ormai per loro.
Passando al concetto di mercato, la kermesse televisiva ha dimostrato con la gag social tra Amadeus e Chiara Ferragni - chissà perché il conduttore aveva bisogno di lei per aprirsi un profilo Instagram - che l’identità fisica e digitale sono una cosa sola e imprescindibile, soprattutto per un personaggio pubblico. Ad Amadeus lo ha ricordato lo stesso Morandi, mentre quest’ultimo vedeva superati i propri follower dall’amico ex dj nell’arco di poche ore, complice il palco dell’Ariston e i milioni di italiani che stavano davanti alla tv.
Multicanalità, multigenerazioni a confronto, personal branding, storytelling, social media: chi più ne ha più ne metta in questa sorta di master in business administration che è stato Sanremo 2023: la stessa Mediaset ha annunciato che quella settimana ha portato profitti pubblicitari e ascolti molto al di sopra dell’anno precedente, grazie alla controprogrammazione che ha pagato sul target di quei pochi ma buoni che hanno cambiato canale rispetto allo show business dell’anno. Un evento come quello dell’Ariston, quindi, affianca alla sua natura di intrattenimento e di fonte di ricavi anche una buona dose di possibile apprendimento.
Nicola Di Lernia