Giovanna Prina, navigata formatrice che utilizza le tecniche della ginnastica del cervello e del corpo, ha voluto ricordare alla platea degli associati il concetto dei Bias, ovvero dei pregiudizi che il nostro cervello utilizza per “risparmiare energia”. L’autrice del libro Il manager sincrono ha chiarito che non tutti i nostri preconcetti sono sbagliati, però bisogna fare estrema attenzione a non cadere nella loro trappola. Alcuni esempi? Il Bias di conferma, quando cerchiamo una informazione a tutti i costi che avvalori la nostra tesi, o il Bias etnico, che ci fa percepire migliori le persone che appartengono alla nostra comunità anziché altre.
Domenico Romano ha portato invece nel futuro del retail. L’autore di Open retail ha sottolineato come il commercio oggi viva la contemporaneità di un numero di generazioni mai visto in passato e quanto sia difficile conoscerle bene tutte. Il tema della “subscription” è stato quello più apprezzato: l’obiettivo delle aziende e del retail oggi non è solo registrare gli acquisti dei clienti, ma soprattutto conoscere quanti escono senza aver comprato e il motivo per cui lo hanno fatto. Per questo lo strumento della sottoscrizione, ovvero del contratto o abbonamento che non sia limitato solo all’acquisto singolo ma a un percorso mensile ripetuto, rappresenta il domani di un retail che punta alla fidelizzazione e al servizio.
Nel mio intervento (nella foto) ho evidenziato che il futuro non sarà più quello di una volta, anche nell’ottica e in particolare nella sua componente indipendente. Siamo di fronte a una sorta di movimento a tenaglia. A destra, aziende produttrici che verticalizzano, di cui EssilorLuxottica sarà solo il primo caso; a sinistra, le catene, che oggi numericamente contano ancora poco, ma in termini di fatturato valgono il doppio della loro incidenza quanto a punti vendita. Il tutto ben amalgamato dal commercio online, che non ha ancora espresso compiutamente, almeno in Italia, la sua forza.
Come può difendersi l’ottico indipendente? Certamente investendo su se stesso. Rinforzando le proprie hard skill professionali e lavorando sulla debolezza delle sue soft skill, cioè le capacità interpersonali, come il saper parlare con il pubblico, il personal branding, l’identità digitale, il problem solving. In particolare, su una di queste soft skill, lo storytelling, emerge una domanda chiave: qual è la vostra storia nell’ottica? Perché, nella vita come nel lavoro, vince chi ha la storia migliore.
Nicola Di Lernia