Sono sempre stato un ammiratore della visione e delle mosse di Leonardo Del Vecchio. Se fossi stato un presidente di una squadra di calcio, lo avrei preso come allenatore. «Ho realizzato l’obiettivo che mi ero prefissato di migliorare l’azienda in ogni sua parte, rendendola forte, piena di idee, di tecnologia, di passione e al tempo stesso capace di riportare il margine netto sopra la soglia del 10%. Questa è l’azienda che portiamo in dote a EssilorLuxottica, la nuova avventura cui intendo dare il mio pieno contributo», disse il Cavaliere nel 2019 sulla “dote” che Luxottica avrebbe portato nella fusione con Essilor. Questo è quanto lascia oggi. Una Ferrari che basta solo saper guidare.
La vita è fatta di incontri e Del Vecchio ne ha fatti moltissimi. Quello probabilmente più importante, per la sua successione, è con l’attuale amministratore delegato e ora anche presidente di EssilorLuxottica, Francesco Milleri. Un uomo da “zero deleghe ma tanto potere”, afferma Il Sole 24 Ore: proprio come si usa fare nello spogliatoio tra calciatori. E squadra che vince non si cambia mai.
Se dovessimo riassumere l’eredità che ha lasciato più in generale all’ottica nel nostro paese, l’esperienza Ray-Ban è un modello da seguire. Il marchio, rilevato ai minimi livelli, con un occhiale che era ormai sottostimato dal pubblico e dagli ottici americani stessi, oggi è esattamente l’opposto: tornato icona, dispone di propri negozi, in quelli diretti viene venduto senza un euro di sconto, è presente online e rappresenta un possibile tramite per una visione del futuro come la vorrebbero in Meta. Dispiace per chi in Italia si impegna a venderlo ancora scontato nei propri negozi.
Un’ultima sensazione però l’addio di Del Vecchio me l’ha lasciata. Di essersene andato via troppo in fretta, con alcune finestre di casa ancora aperte. Non tanto nell’ottica quanto nella sua passione finanziaria, riservata a Generali e Mediobanca. I titoli in Borsa dei due colossi alla notizia della sua morte sono arretrati quasi come per rispetto a chi, in questi anni, ha voluto dare loro un nuovo assetto ancora incompiuto.
Però è bello, caro Cavaliere, andarsene da casa con qualche finestra aperta. È un segnale che ci fa credere di poterci ritornare a breve.
Nicola Di Lernia