Se allarghiamo il nostro orizzonte a 360 gradi, riusciremo a essere parte importante e terminale del viaggio della gente verso la migliore visione e non soggetti egocentrici fini a sé stessi. La contaminazione del settore ottico è fondamentale. La filiera di valore per un cliente finale non può essere basata su una sola figura accentratrice di professionalità che, in certi casi, a malapena dialoga con il medico oculista. Per comprendere veramente chi si ha di fronte in uno studio optometrico non bisogna solo aver studiato la fisica, ma anche aver assimilato concetti basici di psicologia della relazione e di conoscenza della società in cui il cliente sta vivendo e avere dimestichezza con i canali di comunicazione che l’utente interpella prima di venire da noi. Eppure esiste una percentuale ancora alta di chi ritiene che fare bene esclusivamente il proprio lavoro sia l’obiettivo principale di una carriera. Se in Italia il numero di lenti progressive è nettamente inferiore al resto d’Europa, un motivo ci deve essere: lo vedremo al prossimo Progressive Business Forum del 19 giugno a Firenze.
Tuttavia quelli che il mestiere lo sanno svolgere non devono trincerarsi su un parnaso isolato con un atteggiamento egocentrico e autoreferenziale. Il migliore sa di esserlo perché fa del confronto la propria cartina di tornasole. Dialogare efficacemente con la classe medica, oftalmologo e ortottista, domani sarà ancora più imprescindibile grazie ai nuovi concept di lenti oftalmiche. Approcciarsi in maniera empatica e strategica al cliente, aiutandolo a decidere al meglio, è parte del ruolo di chi opera nel mondo della salute. Studiare le evoluzioni della società che sta oltre le vetrine di un centro ottico è un elemento integrabile alla conoscenza del territorio: aspetto che molti vantano, ma che oggi non basta più per essere i migliori. Il convegno sul giovane miope del 6 giugno a Mestre, con la partecipazione di tutti gli attori citati, è un esempio concreto di questa visione: riprogettare il percorso del nostro cliente partendo dalle sue esperienze cliniche e immergerlo nella sua dimensione sociale e psicologica analizzandone il desiderio di essere il “Dottor Google” della situazione prima di entrare in un centro ottico, per cercare conferme a quello che si è messo in testa da solo.
Se passare da uno stato egocentrico a uno policentrico può apparire faticoso se non inutile, proviamo almeno a interessarci all’attività degli altri soggetti professionali che si confrontano con noi. Confrontarsi, e quindi avvicinarsi agli altri, è segno di leadership.