Se chiude l’ottico indipendente, in Italia chiude l’ottica

Il recente appuntamento fieristico di Monaco ci ha permesso di sottolineare come anche nella terza nazione al mondo per export - la Germania è dietro solo a Usa e Francia - l’industria italiana dell’eyewear si possa concedere numeri da record e crescite costanti. Il rischio, però, è che si tratti di una vittoria di Pirro

L’industria italiana dell’occhiale ha una fortissima vocazione all’export, è tra i comparti che producono in percentuale di più per l’estero rispetto al mercato interno. Questo primato è confermato dai numeri di Mido, la più grande fiera dell’ottica del mondo per visitatori, espositori e giro d’affari. Sono comprensibili quindi le parole del presidente di Anfao, Giovanni Vitaloni, quando sottolinea che “complessivamente i primi tre trimestri del 2019 per l’occhialeria italiana sono stati molto importanti e hanno ribadito che le esportazioni sono il core business di questo settore”. E che “la Germania è un mercato importante, che assorbe una quota del 7% in valore delle nostre esportazioni”. Sempre secondo Anfao, a fare da contraltare, in negativo, rimane la situazione del mercato interno, dove, tuttavia, “va un po’ meglio per le lenti oftalmiche, che mettono a segno una variazione tendenziale a valore leggermente positiva grazie al segmento delle lenti progressive. A livello di prodotto continua a essere l’occhiale da sole a soffrire maggiormente, mentre a livello di canale è l’ottico indipendente a essere più sollecitato rispetto alle catene, che registrano performance positive in particolare grazie ai prodotti trade brand”.

Come si sta difendendo l’ottico indipendente italiano in questa palude, dove l’occhiale da sole è venduto online ed extra settore, le catene spingono i cosiddetti trade brand ad alta marginalità, prodotti principalmente al di fuori dell’Italia, e il canale dell’e-commerce per le lenti a contatto sta toccando soprattutto al Nord cifre inaudite? Ma soprattutto, cosa gliene importa e gli torna da tutti questi primati dell’export italiano? La linea Maginot dell’ottico indipendente di casa nostra resta l’oftalmica e principalmente la lente progressiva, su cui non casualmente nel 2019 il Business Forum di Firenze ha posto i suoi riflettori, che verranno accesi di nuovo alla metà di giugno del 2020 a Bologna per una nuova edizione del convegno. In poche parole, la vendita tecnica abbinata a una professionalità adeguata alla soluzione oftalmica avanzata. Lenti di valore che lo aiutano a sostenere il prezzo medio della busta e le conseguenti perdite di pezzi a causa delle insidie di cui sopra.

Avrò un occhio chiuso, ma continuo a vedere l’oftalmica come unica alleata dell’ottico indipendente in questo momento delicato di interpretazione del futuro del settore. L’occhialeria si potrà permettere nel mercato interno questo trend per molto tempo, sbandierando al tempo stesso record di export? Secondo me, no. Si rischia di creare un clima da classi separate per origine e reddito. Non può iniziare così quest’anno, quello del cinquantesimo di Mido. Occorre mettersi a tavolino per salvare tutti l’ottico indipendente. Convocate una sorta di stati generali dell’ottica per evitare un esodo silenzioso. Se chiude l’ottico indipendente chiude l’ottica, almeno in Italia.

Nicola Di Lernia

Professione