Lo studio multicentrico PRIMAvera, spiegava all’inizio di quest’anno il Giornale dell'Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, associazione che ha partecipato al reclutamento dei pazienti, «si prefigge di testare in 38 soggetti selezionati anche in Francia, Germania, Inghilterra, Spagna e Olanda un innovativo sistema di visione bionica che consiste nell’impianto di un microchip subretinico per trattare la cecità derivata dall’evoluzione della degenerazione maculare atrofica legata all’età, in atrofia geografica, in soggetti che hanno mantenuto la funzionalità del nervo ottico e delle cellule nervose della retina interna». Lo studio italiano è realizzato a Roma grazie a un Consorzio tra il Policlinico Tor Vergata e il Presidio Britannico presso l’Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata.
L’intervento è stato eseguito da Marco Pileri, responsabile della Unità Operativa Semplice Dipartimentale di Chirurgia vitreoretinica dell’ospedale romano, affiancato in sala anche da Andrea Cusumano, direttore scientifico del progetto a Tor Vergata, su un paziente 91enne affetto da oltre dieci anni da maculopatia senile a carta geografica: la protesi impiantata con una chirurgia mininvasiva in anestesia locale è un microchip di minuscole dimensioni, 2 x 2 mm e spessore di 30 micron, che capta la luce nell’infrarosso e, generando stimoli elettrici, è appunto in grado di restituire una visione utile nei soggetti con questo specifico tipo di maculopatia.
Secondo quanto riportato dai media, i risultati preliminari dello studio saranno comunicati entro la fine di quest’anno. Il progetto internazionale dovrebbe reclutare in Italia almeno cinque pazienti, a detta di Cusumano, mentre in totale saranno 38 i pazienti che inizialmente riceveranno l'impianto in diversi paesi europei, anche se questo numero è previsto in crescita.
La retina artificiale è già stata utilizzata per altre malattie nel nostro paese: l’anno scorso era stato impiantato un altro microchip, chiamato NR600, al Policlinico Gemelli, per una diversa patologia retinica ereditaria, la retinite pigmentosa mentre nel 2018 al San Raffaele di Milano era stato eseguito il primo impianto della protesi sottoretinica Alpha AMS su una donna di 50 anni, sempre affetta da retinite pigmentosa (nella foto, l'équipe che ha eseguito l'intervento).
(red.)