Rodenstock: con DNEye per “mettere il turbo” alla vendita di progressive

Si è svolta a metà aprile a Milano la seconda tappa di otto del roadshow nel quale l’azienda presenta agli ottici italiani il nuovo strumento di misurazione della vista, la cui tecnologia può essere uno stimolo per proporre in modo più mirato lenti multifocali ed evolute

Con un tour itinerante che prosegue per tutto l’anno toccando Padova, Cagliari, Firenze, Catania, Bari e Roma, Rodenstock Italia svela i segreti e le opportunità offerte agli ottici da DNEye Scanner, dispositivo che ha recentemente ottenuto un importante aggiornamento del software: l’obiettivo è ottenere la massima personalizzazione grazie alla misurazione dell'occhio in 3D.
Dopo Torino a marzo, il secondo appuntamento si è svolto di recente ad Assago (nella foto, un momento dei lavori), a sud ovest di Milano, a due passi dalla sede della filiale italiana del gruppo tedesco, al cospetto di una trentina di ottici della Lombardia. Emanuele Pedrina, sales manager dispensing tools and instruments di Rodenstock Italia, ha illustrato alcuni dati relativi al mercato interno, sottolineando le opportunità di incremento nella vendita di progressive, «per le quali sul territorio italiano si registra, secondo Anfao, una penetrazione fra il 16% e il 18%, molto più bassa rispetto ad altri paesi europei, ad esempio la Germania, che si attesta fra il 30% e il 32% - ha detto Pedrina - I motivi di questo divario? Abbiamo timore di proporre l’occhiale con lenti multifocali, aspetto che trova riscontro anche in un altro dato: il portatore italiano inizia a indossare le progressive, già con addizione 2, intorno ai 55 anni, quando la media europea è invece di 45 anni». Eppure, secondo l’Istat, i dati e quelle che sono diventate le abitudini quotidiane dei consumatori giocano a favore dell’ottico. «La correlazione preponderante e rilevante fra il reddito medio in Italia, di circa 28 mila euro, e i titoli di studio di scuola media superiore ci fanno riflettere sul fatto che quanto più i soggetti hanno studiato tanto più comprendono quali possono essere i benefici per il proprio benessere visivo offerti da una lente con determinate performance, quindi possono essere considerati tutti potenziali clienti - ha spiegato il manager - E, ancora, analizzando la giornata tipo di un utente medio italiano, ci rendiamo conto che ruota intorno al cellulare, device più utilizzato in assoluto con un tempo stimato in sei ore al giorno».
A tutto questo si aggiungono ulteriori dati, evidenziati dall’azienda, che entrano nel vivo della professione: il 62% della popolazione ha almeno uno dei quattro difetti visivi, il 35% degli occhiali realizzati sono da vicino, il 65% ha solo un occhiale che viene cambiato ogni quattro anni circa, il 75% dei portatori acquista gli occhiali presso i centri ottici. «Non proponiamo più occhiali solo da vicino, ma, ad esempio, con tecnologia indoor - ha suggerito ancora Pedrina - E iniziamo a traferire al cliente il messaggio che oltre i 40 centimetri di distanza c’è una postazione di lavoro, cominciamo a creare cultura, a differenziarci».
F.T.

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