Rischio desertificazione commerciale

Si tratta della previsione annunciata dal presidente di Confcommercio a proposito del fenomeno ormai inarrestabile delle chiusure dei negozi, soprattutto nelle città. Interesserà anche l’ottica?

È un grido di dolore quello lanciato la scorsa settimana da Carlo Sangalli ai suoi associati, davanti alle più alte cariche dello Stato, compreso il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “La riduzione del numero di negozi, negli ultimi undici anni, ha addirittura superato in alcuni territori il 25%”. Questo fenomeno non inciderà solo sul commercio ma anche sulla vita delle persone: secondo lo stesso Sangalli, il rischio di desertificazione commerciale “è alla fine una ferita per l'idea di cittadinanza”. In sostanza siamo di fronte a uno tsunami rallentato che però non accenna a trovare una soluzione neppure da parte delle istituzioni. A questo il numero uno di Confcommercio aggiunge che “va livellato il campo di gioco: stesso mercato, stesse regole, amministrative o fiscali che siano”. Il suo richiamo è alla situazione di vantaggio di cui godono gli attori digitali del commercio che sfuggono alle dinamiche fiscali tipiche della bottega italiana.

Forse è uno dei motivi per cui il commercio sul web in Italia ha continuato a crescere significativamente anche negli ultimi anni. Nel 2023 gli acquisti online hanno superato i 54,2 miliardi di euro, registrando un aumento del 13% rispetto al 2022, secondo gli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano. Questa crescita è stata particolarmente forte nel settore dei servizi, con il turismo e i trasporti che hanno visto un incremento del 30%. Sebbene l’ascesa delle vendite digitali nel nostro paese non abbia ancora inciso profondamente sulle abitudini della maggior parte degli italiani, che ricordiamo essere per il 50% over 40, per la generazione Z, nata tra il 1995 e il 2010 con internet, la situazione appare molto più marcata, tanto che il 70% degli under 18 utilizza app per ricevere abitualmente denaro.

Al momento gli “Z” si dedicano principalmente agli acquisti online di accessori (tra cui le montature da sole) e abbigliamento, ma il rischio che un giorno questi possano riguardare anche gli occhiali da vista non si può escludere. Se, dunque, nel mondo del commercio italiano il rumore dei traslochi si fa sentire, nell’isola felice dell’ottica le cose sembrano andare ancora per il verso giusto. Abbiamo più volte sottolineato che il settore si può considerare un mercato anticiclico al pari di altri canali della salute, dove le crisi del consumo non intaccano nella sostanza le fondamenta della categoria: tuttavia il cosiddetto “bradisismo ottico” sta irrimediabilmente modificando offerta e struttura di numerosi negozi. Sono anni, infatti, che riscontriamo come su un mercato piatto, dove l’unica difesa è il valore dell’occhiale, non emergano reali novità in grado di creare un balzo significativo e diffuso del fatturato dei centri ottici, tale da dare un nuovo slancio al comparto.

Per il momento, quindi, ci salva il nostro ibridismo: esporre in scaffali di design occhiali di qualità, sui quali montiamo lenti da vista con un elevato contenuto tecnologico e iperaccessoriate. Ma i conti, nel tempo, non sempre possono tornare: occorre un pensiero rinnovato, un cambiamento profondo da parte di tutti.

Nicola Di Lernia

Professione