Quanto vale la domenica per l’ottica

I vertici di Rinascente hanno recentemente dichiarato che quasi il 20% degli incassi della settimana arrivano in questa giornata. La proposta di legge di cui si è tanto parlato nei giorni scorsi intende, secondo la politica, ridare dignità al lavoro. Saranno d’accordo anche i milioni di italiani e turisti che comprano nel giorno festivo per eccellenza?

Per un’azienda commerciale risulta importante essere “time to market”, ovvero al tempo con il mercato e le abitudini del consumatore, perché una serranda chiusa non vende e chi esce da un negozio alle 19.30 potrebbe avere bisogno di 15 minuti in più, ad esempio dal fruttivendolo vicino, per poter tornare a casa con la spesa per la cena. Molto spesso la verità è più semplice di quanto si pensi. La grande distribuzione ha preso piede in Italia grazie anche alla disponibilità di tempo che concedeva a chi comprava ed era afflitto dai soliti orari, che non erano più per l’appunto time to market. L’ascesa dell’ecommerce nasce per molti aspetti dalla stessa matrice. Stante l’inferiore disponibilità del commercio al dettaglio e della grande distribuzione oggi l’online vince per la sua accessibilità 24 ore su 24 e la comodità di pagamento e consegna che è in grado di fornire.
Anche l’ottica tradizionale in questi anni ha cambiato le proprie abitudini. Molti hanno rinunciato alla chiusura del lunedì, del tutto o in parte, alcuni hanno modificato gli orari di apertura per essere più in linea con i tempi di chi acquista, altri hanno aperto anche di domenica in città che la crisi ha trasformato da produttive (vedi Arezzo o Vicenza, ad esempio) in turistiche. Di fatto il mercato è come una scala mobile presa all’incontrario. Se non cammini torni indietro. Le catene dell’ottica che posizionano le nuove aperture nei centri cittadini danno per scontato le aperture della domenica e probabilmente seguono la tendenza di incassi di Rinascente. Nei centri commerciali l’apertura di un ottico è obbligatoria, per contratto: dava molto in passato, paga meno oggi soprattutto se il centro commerciale è in fase di declino. In sostanza, senza far uso dei lavoratori saltuari, l’ottica ha già da tempo risolto il proprio adeguamento al metabolismo del consumo degli italiani e si è allineata alla trasformazione turistica in atto in città inaspettate, come ad esempio Milano.
Chi dei nostri ottici andrà in apnea se la proposta di legge diventerà legge nei termini attuali? Di certo quelli dei centri commerciali. Ingolfati dai costi affitto degli spazi cui sono assoggettati e perdendo buona parte delle domeniche, potrebbero vedersi allontanare pericolosamente il punto di pareggio di esercizio ed essere costretti a licenziare. Chi potrebbe beneficiarne? Di certo l’online (si stimano tre miliardi di euro in più), ma anche quei piccoli negozi in grado di sfruttare le domeniche disponibili per fare il lavoro giusto e che serve.
Quello che forse alla politica sfugge è che la dignità non si riconquista non lavorando la domenica e nei giorni festivi, ma offrendo a tutti pari opportunità da imprenditori e lavoratori. E che lo slogan “fermate il mondo voglio scendere” nella nostra società non è più attuale. Perché se chiudi una porta (centri commerciali) si apre un portone (ecommerce). E che le porte delle chiese non sono aperte solo la domenica e le famiglie non devono essere tali solo nelle festività ma sempre, ogni giorno benedetto.
Nicola Di Lernia

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