Secondo il presidente della Soi, il processo ai due ottici laziali rappresenta «un primo importantissimo fatto concreto, cui ne seguiranno altri: dopo Frosinone sarà infatti la volta di Genova e Firenze». E nella stessa nota ricorda che la sua associazione «ha sporto denuncia, negli ultimi tre anni, all’autorità giudiziaria a tutela dei pazienti denunciando oltre cento ottici in Italia che utilizzavano metodologie cliniche e chirurgiche incompatibili con una professione commerciale, che non può spacciarsi strumentalmente quale professione sanitaria o professione di medico oculista»
Nel comunicato Matteo Piovella (nella foto) premette di non avere «nessuna intenzione di processare un’intera categoria, ma se l’ottico si vuole sostituire all’oculista, facendo in negozio esami medici, cosa contraria alla legge, è ovvio che noi dobbiamo intervenire». Poi, l’affondo. «Voglio ancora una volta ricordare che ottici e optometristi non sono legalmente riconosciuti e non possono gestire, proporre o attivare nessuna attività in ambito sanitario soprattutto con il rischio di far perdere la vista alle persone - sottolinea nella nota il numero uno della Società Oftalmologica Italiana - È bene specificare che questa è la punta di un iceberg, perché di situazioni come quella rilevata a Frosinone ne abbiamo accertate praticamente ovunque. Abbiamo scoperto che ottici e optometristi non legalmente riconosciuti utilizzano apparecchiature medicali che forniscono le necessarie informazioni per la diagnosi e la cura di gravi patologie, che sono invece di responsabilità unica del medico oculista. Un esempio per tutti è quello appunto di Frosinone, dove l’ottico che abbiamo denunciato “giocava” a fare il mini medico oculista senza preoccuparsi dei danni causati ai pazienti potenzialmente affetti da glaucoma, una delle più gravi e pericolose malattie oculari, normalmente priva di particolari disturbi e quindi molto complessa da diagnosticare e curare. La diagnosi negli stadi iniziali della patologia è il modo migliore per ridurre la potenzialità invalidante di questa grave malattia oculare che può essere con competenza gestita solo da un medico oculista».
«La presenza del tonometro e/o del pachimetro in un negozio di ottica è un indizio del reato denunciato da Soi, considerato che non è concepibile un utilizzo non medico di questi strumenti e il loro utilizzo non può prescindere da una diagnosi il più delle volte falsamente rassicurante se prodotta da chi non ha la competenza la cultura e la preparazione necessaria», aggiunge nel comunicato Riccardo Salomone, legale della Soi.
(red.)