Piovella e gli ottici come Nixon e i giovani

A volte le parole sono smentite dal linguaggio del corpo. Capitò all’ex presidente degli Stati Uniti quando gli chiesero in un’intervista televisiva la sua opinione sui ragazzi che lo contestavano per la guerra in Vietnam

Come Nixon disse che non aveva nulla contro i giovani, allontanandoli senza accorgersene attraverso un gesto brusco delle mani mentre parlava alle telecamere, così il presidente della Soi, Matteo Piovella, continua a presenziare a incontri di apparente collaborazione dove attacca la categoria degli ottici senza lasciare spazio al dibattito del tavolo e della sala, modificando slide a suo piacimento o salutando frettolosamente tutti prima della fine volendola determinare con la sua uscita di scena. Non è un bel quadro quello che esce dall’ultima tavola rotonda della Low Vision Academy (nella foto, il tavolo dei relatori), moderata da un oftalmologo (Luigi Mele, ndr) che auspica che gli ottici mettano una pietra sopra le loro “rivendicazioni”, quelle che scalfiscono il grande muro che l’oftalmologia italiana ha costruito intorno ai propri adepti per preservarli nella loro purezza e interezza professionale.
Credo che in tutte le professioni ci sia il bene, il benino, il male non voluto e quello ricercato. In tutte. Ritengo che, anche oltre il muro che preserva l’oftalmologia italiana, la situazione sia la medesima. Non per volontà pura ma semplicemente per difetti congeniti nella natura umana e anche per un pizzico di cultura italiana becera e indifferente al bene pubblico. La descrizione che il presidente Soi fa della sua categoria è straordinariamente onirica e materna. I “figli” di Piovella sono gli unici che hanno studiato tanto, gli unici che possono parlare e sentenziare. In sostanza gli unici a meritare quella posizione alla Re Sole, con i satelliti degli ottici e degli ortottisti che ruotano intorno senza poterli toccare. E, infine, sono sicuramente gli unici che non “sforano” nelle competenze professionali e commerciali altrui. Sarebbe opportuno evitare di fare la fine di tante mamme italiane di oggi che insultano il professore o le mamme altrui difendendo a spada tratta i propri figli. Meglio fare come le nostre di una volta, quelle che, prima di capire, la sberla la davano ai propri figli.
Il muro è una bella invenzione di Piovella, ma costa. A tutti, anche ai suoi. Tant’è che all’ultima elezione del presidente Soi molti se ne sono accorti (). Il muro crea una condizione finta, surreale. Crea autodifesa e ostilità anche senza necessità. Riduce gli scambi e gli accordi costruendo un’economia sociale e monetaria asfittiche. Ma soprattutto non crea futuro. Oggi anche all’oculista può capitare di essere fuori posto nei ruoli commerciali, spesso ignora lo sviluppo della tecnologia soprattutto nelle lenti oftalmiche, risulta prevenuto e superficiale quando consiglia un’automedicazione con i premontati del farmacista. In questi casi non aiuta se stesso, il suo paziente e il mercato che lo circondano. Nonostante i sudati anni di studi universitari, sottolineati a ogni tavola rotonda.
Apprezzo molto, infine, che il presidente di Federottica, Andrea Afragoli, ci metta la faccia su questi “ring” intellettuali, ma sarebbe consigliabile che cambiasse il disco degli ultimi due anni e mezzo. L’ottica deve andare avanti anche per quello che è sempre stata. Altrimenti si corre il rischio di perdere una identità primitiva che queste tavole rotonde mettono a rischio. Ricordiamo a chiunque di essere prima di tutto ottici. Ne avremmo di cose da dire.
Nicola Di Lernia

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