Occhialeria e oftalmica: a quando un patto per la crescita delle buste?

“Mah, ho ancora i cassetti pieni”. In questi mesi più di un ambassador degli occhiali si è sentito dire dagli ottici, al telefono o di persona, questa fatidica frase, cui si aggiungeva la sentenza che l’ultimo periodo sarebbe stato un disastro. Scuse per posticipare una visita e una vendita o verità concrete su cui riflettere prima delle grandi kermesse dell’occhiale?

Se passiamo dalla pancia del retail ai dati di sell out monitorati da aziende internazionali abituate a tagliare il capello in due, la realtà non pare così distante dall’obiezione iniziale. C’è tanta offerta da parte delle imprese dell’occhialeria e scarsa domanda da parte dell’ottico. I dati di sell out commissionati da Anfao a GfK al Progressive Business Forum di Firenze del 30 giugno scorso continuano a non essere positivi per l’occhialeria. GfK, analizzando l’Italia e altri tre paesi europei, Germania, Spagna e Francia, conferma che tra maggio 2018 e aprile 2019 per le montature sia vista sia sole la tendenza del valore è negativa. Rispettivamente -1% per il vista e -3% per il sole. In Italia la forbice si amplia rispettivamente al -4% e -3%. Sulle montature da vista in Italia le catene dichiarano un -19% a valore (-2% l’indipendente sostenuto dai modelli di nicchia), mentre la distribuzione succursalista sulle lenti a valore ha incassato un significativo +8%. Anche le catene stanno attuando la ricetta dell’ottico indipendente (meno buste più prezzo medio), portando in due anni il prezzo medio di una lente progressiva da 140 a 180 euro. Ma se il mercato delle buste in Italia è fermo, lo è soprattutto per le montature. Centri ottici di qualità dichiarano mensilmente più cambi lente che buste complete. Molti ottici utilizzano la promozione secondo occhiale per sostituire le lenti al vecchio occhiale del cliente nella logica della “scorta”. Infine, i cinque milioni di premontati venduti in Italia in un anno continuano a ostacolare la vendita di occhiali, seppure di fascia medio bassa, dall’ottico. E questi da tempo tende a non fare magazzino di occhiali come in passato. Tale scenario sarebbe sufficiente a far credere a tutti che è sempre più difficile in Italia vendere e rivendere montature. Il comparto, nonostante ciò, pare reticente nel cercare sostegno esterno, soprattutto dall’oftalmica. Come se tutto questo all’occhialeria non riguardasse. E l’esempio EssiLux fosse una meteora anomala, frutto di interessi più finanziari che strategici.
Tutto ciò appare un paradosso se consideriamo che eventi come Mido e DaTE, ad esempio, continuano a ricevere consensi e visitatori record e che le offerte nell’eyewear si moltiplicano di anno in anno anche con novità del tutto apprezzabili. Quindi, dove sta il problema? Il problema sta a valle, il mare non è in grado di ricevere quello che il fiume dall’alto gli propone. Quanti nel retail ancora vincono nel numero di nuove buste sono principalmente quelli della fascia bassa, gli altri perdono o pareggiano o, al massimo, vincono grazie al maggior valore del prezzo medio. Eppure, nonostante questa verità, che sta per compiere almeno cinque anni, tutti continuano a sfornare pane croccante per clienti senza denti. L’auspicio è che l’occhialeria si renda conto di non poter fare a meno dell’oftalmica e instauri con essa un patto per la crescita (delle buste) a discapito della classica guerra alla fetta di torta leggermente più grande di prima oppure dell’alternativa dello sbocco internazionale nelle vendite. Ormai la torta si è ridotta e, a forza di tagliarla, non potrebbero restare, a breve, che le briciole.
Nicola Di Lernia

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