No green pass: libertà di manifestare, ma anche di lavorare

La città di Milano è teatro ogni sabato pomeriggio da ben 16 settimane di cortei (nella foto, tratta da corriere.it) contro l’obbligatorietà del certificato verde e non solo: Federottica Milano Acofis e AscoBaires, che fa capo a Confcommercio, ricordano come i negozi di ottica non siano esclusi dalle problematiche connesse e mostrano preoccupazione anche in vista dello shopping natalizio

«La nostra associazione di categoria degli ottici optometristi della città metropolitana, Monza Brianza e Lodi è per statuto apolitica e apartitica. Il suo compito è tutelare i propri associati. Durante il lockdown i nostri centri ottici sono rimasti aperti poiché considerati di prima necessità. Le manifestazioni contro il green pass degli ultimi sabati all’interno delle città hanno messo nuovamente in difficoltà i nostri centri ottici e in particolare quei cittadini che hanno bisogno dei servizi essenziali erogati dagli stessi. Noi pensiamo che sia giusta la libertà di manifestare, ma non siamo d’accordo sul fatto di impedire di svolgere ad altri il proprio lavoro, soprattutto se si tratta di servizi di prima necessità per il cittadino». Con queste parole si esprime al riguardo Federottica Milano Acofis, la più grande territoriale di Federottica su scala nazionale.

Anche alcuni imprenditori ottici esprimono preoccupazione e insofferenza per un trend, quello dei cortei no green pass, che sta creando seri disagi alle attività commerciali, proprio ora che si stava tornando a una certa normalità. «Come ottici abbiamo aderito alla petizione di Confcommercio che chiede rimedi contro questi eventi: non dico che non si debba manifestare, ma è necessario trovare aree adatte per farlo, non sempre le stesse arterie cittadine. Dalle 17 in poi, infatti, non lavoriamo più perché chiudono il traffico, ma di sabato spesso consegniamo occhiali da vista che risultano indispensabili per tante persone», afferma a b2eyes TODAY Cristina Giraudo di Ottica Soatin, storica insegna di corso Buenos Aires, di fatto l’unica indipendente rimasta in una delle vie solitamente più trafficate dello shopping meneghino e, tranne in pochissime occasioni, passaggio insostituibile per le manifestazioni anti green pass. Queste si concludono generalmente intorno alle 19 in piazzale Loreto, «creando difficoltà ai commercianti e alla gente: non mi sembra giusto dopo i disagi e le perdite economico finanziarie già subite a causa dei vari lockdown», aggiunge Giraudo. Consigliera di AscoBaires, che fa capo a Confcommercio, e prima dei non eletti di Forza Italia al Municipio 2 di Milano nelle ultime amministrative, l’ottica milanese chiede che il corteo non faccia sempre il solito percorso, ma venga dirottato, come successo qualche volta, su vie che non intralcino il commercio, come ad esempio i Bastioni di Porta Venezia o via Vittor Pisani. «I mesi migliori per me sono luglio e dicembre, quando alcuni clienti decidono di regalare l’occhiale come un bene utile: già il periodo non è dei più brillanti, un quarto delle persone che venivano in città pre Covid risulta ancora in smart working, con questi cortei la situazione non può che peggiorare, senza dimenticare il rischio di un aggravio del problema sanitario - aggiunge Giraudo - Mi aspetto, quindi, un Natale non certo scoppiettante, ma almeno normale: se tuttavia nei tre sabati precedenti continueranno i cortei, la situazione non potrà che aggravarsi».

In queste ore si stanno mobilitando prefetti, questori e sindaci delle città maggiormente coinvolte, su disposizione del ministero dell’Interno, per trovare aree adeguate dove far confluire le manifestazioni, non più sotto forma di cortei ma di sit-in e fuori dai centri storici. «In una fase ancora difficile della pandemia, è più che mai necessario che prevalga la responsabilità e la ragionevolezza da parte di tutti di riportare nel perimetro della legalità le proteste contro il green pass: manifestare per le proprie idee è giusto e doveroso, ma nel rispetto dei diritti e della libertà di tutti - è il commento ai media di Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio - Diritto e libertà di vivere la propria città e delle imprese di poter lavorare: in particolare quelle del commercio, dei servizi e del turismo che più di tutte hanno pagato un prezzo durissimo alla crisi sanitaria».

A.M.

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