L’ormai famosissima previsione secondo cui la miopia entro il 2050 interesserà il 50% della popolazione mondiale probabilmente si avvererà. In particolare per via della sempre maggiore diffusione delle tecnologie e dell’istruzione. Un bene che va pagato, soprattutto con gli occhi. D’altro canto la stessa Apple in tempi passati ha specificato che non è la tecnologia che fa male, bensì il suo cattivo uso. Quindi se oggi possiamo contare un 30% della popolazione mondiale istruita e industrializzata che è miope, domani l’onda dell’innovazione ci porterà ad allargare tale quota. Il problema non è quanto, ma come. La vera sfida non sarà contenere i miopi bensì i grandi miopi, in costante aumento e che mettono a rischio la qualità della loro vita. Le due parole magiche sono, quindi, prevenzione e sensibilizzazione al tema, che tuttavia appaiono ancora marginali, benché la situazione sia già ben delineata.
In particolare, cosa succede in Italia? Siamo un paese istruito e industrializzato. Non in maniera omogenea però. Sarebbe quindi interessante valutare se la progressione miopica dei giovani, ad esempio, si riscontri in modo diverso nelle varie regioni. Una sorta di parallelismo con quello che succede già nel mondo e che vede due realtà vicine come Taiwan e le Filippine avere numeri differenti sulla penetrazione della miopia (61% vs 12%, secondo l'International Myopia Institute), a causa della diversa scolarizzazione e industrializzazione dei due paesi. Così come per il Cile (17%) e gli Stati Uniti (42%). La nostra attenzione dovrebbe, perciò, partire dalle grandi città e coinvolgere soprattutto i genitori giovani con figli altrettanto giovani.
All’interno di questo scenario si aprono interessanti opportunità per l’ottica e i suoi professionisti. Per la prima volta una soluzione oftalmica o contattologica con evidenze cliniche sulla sua efficacia consente di interfacciare in maniera collaborativa e proficua l’ottico optometrista e l’industria con il mondo medico. Quest’ultimo, del resto, auspica nuove frontiere oltre alla terapia farmacologica. Per la prima volta, inoltre, una soluzione ottica ha una funzione preventiva nei confronti della miopia patologica. Tante prime volte, quindi. L’auspicio è che il problema non venga percepito già vecchio da chi lo argomenta sui palchi dei convegni o dietro i banchi dei centri ottici. In realtà siamo solo agli inizi, cerchiamo di non essere miopi.
Nicola Di Lernia