Mannu, grande di nome e di fatto

Colleghi e amici ricordano a b2eyes TODAY il professionista sardo, venuto a mancare alla vigilia del Natale scorso

«L’ho conosciuto a metà degli anni 70, quando era ancora poco più che un ragazzo, simpatico, allegro e con quella curiosità e voglia di fare che sono indispensabili per poter crescere nella vita. Lui era studente al corso di optometria di Vinci, io il suo insegnante di lenti a contatto. In quelle lezioni si studiava la geometria e l’ottica delle rigide, ma si insegnava anche com’erano i processi di produzione. Quelle lezioni, come mi disse lui stesso qualche anno dopo, lo avevano stimolato a intraprendere la strada della produzione in proprio delle lac che applicava ai suoi clienti. Un progetto che avrebbe fatto tremare le vene e i polsi a molti, ma non a Claudio Mannu (nella foto sotto)». Così lo ricorda Alessandro Fossetti, docente e già alla guida dell’Irsoo.

Mannu in sardo significa grande. E per l’ex direttore dell’istituto di Vinci il collega recentemente scomparso lo era di nome e di fatto. «A partire dalla metà degli anni 80 ci siamo ritrovati e frequentati perché andavo in vacanza in Sardegna, non lontano da casa sua: in quegli anni è nata una amicizia vera, fatta di giornate passate a parlare di optometria e di lenti a contatto, ma anche a pescare, o di serate a discutere di filosofia - racconta ancora Fossetti - Claudio intanto aveva realizzato il suo sogno e, oltre a fabbricare le lenti per la sua attività clinica, aveva iniziato a produrle anche per altri professionisti. Inoltre era sempre rivolto allo studio e alla ricerca, sempre attento agli sviluppi della contattologia internazionale. Poi c’è stato il periodo della divulgazione della “contattologia scientifica”, che considero uno dei meriti più grandi di Mannu, per il contributo alla crescita dell’attività di applicatore di lenti a contatto in Italia: cominciò con convegni rivolti ai colleghi sardi, ma ben presto la sua forte passione e il suo carattere di pensare in grande, lo portarono a organizzare, proprio nella sua regione, importanti eventi nei quali invitava a parlare le menti migliori della contattologia italiana del secolo scorso. Molti dei più affermati applicatori italiani dei nostri giorni sono passati dai suoi appuntamenti congressuali e hanno assorbito proprio lì, oltre alle conoscenze, quegli stimoli e quella passione che Claudio era maestro nel trasmettere e che li hanno portati poi a emergere».

«Infine, ci siamo “persi”. Le vicende della vita ci hanno indirizzato per vie che non si incrociavano, se non raramente. In quelle occasioni era comunque sempre bello scambiare qualche battuta o far riemergere qualche ricordo piacevole o bizzarro - conclude il docente toscano - L’amicizia che avevamo, anche se non praticata, è rimasta viva nel mio cuore e, lo so di certo, anche in quello di Claudio. Che saluto, con il rammarico di non averlo rivisto e potuto abbracciare ancora, prima della sua ultima partenza».

«Risulta semplice ricordare Mannu in merito a ciò che ha rappresentato per la contattologia italiana: è stato un precursore nel nostro paese, per le lenti sclerali e nell’ortocheratologia, tant’è che era conosciutissimo anche all’estero - sostiene Enzo Spoto, coordinatore del team professional di Menicon Soleko - Avevo sempre e solo sentito parlare di lui, al punto che pensavo fosse quasi una figura mitologica, fino a quando a un congresso di alcuni anni fa a Tivoli finalmente lo incontrai, con il suo amato papillon: dall’ultima fila cominciò a disquisire con alcuni relatori sulla costruzione delle lac Rgp e, quando interveniva, vedevo che la platea, composta anche da illustri colleghi, si fermava ad ascoltarlo con un grande rispetto, perché si esprimeva un gigante della contattologia. Successivamente ho avuto il piacere di condividere con lui una serata, per tenere una lezione presso una scuola di ottica a Roma: mi colpirono la sua passione e il suo amore verso le lenti a contatto, oltre a una preparazione e a una capacità immense, considerando che costruiva le Rgp con design molto complicati e una strumentazione per l’epoca molto meno adeguata di quella che abbiamo oggi. Questa passione riusciva a trasmetterla agli studenti presenti con estrema facilità e naturalezza, lo si capiva dalle numerose domande, era un po' come avere a disposizione il “Google delle lenti a contatto”».

Nelle ultime fasi della sua vita professionale, per un breve periodo ha collaborato anche con la Soleko a Pontecorvo e, più recentemente, a Cassino, sempre in provincia di Frosinone, presso uno dei centri ottici di Valerio Pontarelli, «che considerava come un figlio: con lui aveva finalmente trovato una tranquillità lavorativa e di vita, riuscendo a trasmettergli tutti i suoi preziosi segreti applicativi - racconta Spoto - Tantissimi colleghi e tantissimi portatori ti saranno grati per sempre: ciao Claudio e, come dicevi tu, ad maiora».

Anche Mario Giovanzana (nella foto principale, a sinistra, con Mannu), in una lettera ai soci Ancleco, l’associazione dei costruttori di lac su misura che presiede, ricorda Mannu come «un pioniere della contattologia sclerale in Italia e un organizzatore di fantastici convegni nella sua Sardegna, anche con ospiti internazionali - scrive Giovanzana - Personaggio sicuramente particolare, chi l'ha conosciuto di persona non lo può dimenticare».

«Ritengo sia l’unico ad aver davvero rappresentato la contattologia moderna nel nostro paese, ne poteva parlare a testa alta: quando avviò il laboratorio per costruire le lac in giornata, si trattò di un’opportunità assolutamente inedita per il settore in Italia - dice Giancarlo Montani, docente all'Università del Salento - È soprattutto la generosità ad averlo sempre contraddistinto: se aveva un’intuizione o faceva una scoperta nell’ambito delle lenti a contatto, non se li teneva per sé, ma li condivideva con i colleghi, cosa peraltro assai rara nel nostro mondo».

Chi ha frequentato Mannu più come amico che come collega è stato Renzo Colombo. «Ci siamo conosciuti a Vinci, nel ‘75, al corso di ottica, eravamo in classe e persino in camera insieme: lui dalla Sardegna, io dal Veneto, ne è nata una forte amicizia, proseguita negli anni successivi, pur essendoci persi un po’ di vista - racconta il presidente di Federottica Ascom Padova - Ricordo che quando lavorava con una realtà ottica del Vicentino, mi chiamava spesso anche solo per stare in compagnia. Ci siamo poi rivisti ai suoi convegni, all’ultimo dei quali mi chiese di presentare una relazione: si tratta del principale legame lavorativo che ho di fatto avuto con lui, per il resto è stato prevalentemente un rapporto tra due amici».

Pietro Paffetti, oggi optometrista attivo nel Regno Unito, afferma che «talvolta lungo la strada della vita abbiamo la rara opportunità di conoscere persone incredibili: un amico, un collega, un saggio, un visionario innamorato della professione, questo è, e sarà, nel mio cuore Claudio Mannu».

Luigi Lupelli, esperto di contattologia e docente, sottolinea che Claudio è sempre stato il collega visionario che preferiva percorrere le strade meno battute, magari in una inaspettata direzione obliqua, per andare incontro, con il suo talento, a ciò che per i comuni mortali poteva sembrare poco significativo. «Questa sua genialità l’ha messa al servizio delle lenti a contatto individuando geometrie e procedure che permettessero di risolvere i casi che, a prima vista, potevano sembrare i più complessi da risolvere - aggiunge Lupelli (nella foto, a destra, con Mannu nel 2010) - Probabilmente ciò lo ha spinto a interessarsi non solo all’applicazione, ma anche alla progettazione e alla produzione delle lenti a contatto. Il suo ruolo di pioniere, in Italia, dell’ortocheratologia moderna gli ha permesso di ottenere meritati riconoscimenti, come quello assegnatogli al primo congresso di ortocheratologia a Certaldo».

Suo altro grande merito, sottolinea ancora Lupelli, è stato quello di avere reso la sua terra, la Sardegna, «il luogo privilegiato per trattare i problemi della contattologia avanzata, riuscendo a richiamare nei congressi, a cadenza generalmente biennale, da lui organizzati i maggiori esperti mondiali dell’applicazione di lac su cornea irregolare. Congressi densi di competenza, passione e soave sregolatezza, espressione della sua anima al servizio dei meno fortunati».

A.M.

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