L’ottica e i due volti del pass free

L’imminente Dpcm sui negozi nei quali dal primo febbraio si potrà accedere senza il certificato verde base, quello che si ottiene anche con il tampone, annovera, oltre a supermercati e alimentari, farmacie e parafarmacie, anche i centri ottici. I politici confermano così l’attenzione alla vista riservata dall’inizio della pandemia

Certo, tra le deroghe ci sono anche le edicole, i benzinai, i negozi per animali, le pescherie e i mercati all’aperto, ma tutte queste attività hanno tra loro un elemento in comune: il benessere fisico e mentale e l’approvvigionamento.

Nei confronti dei negozi di ottica si tratta di un segnale che conferma le azioni governative del 2020 che li hanno inseriti tra le attività di prima necessità, mantenendoli aperti anche durante i lockdown, e che si somma ad almeno altri due elementi apparsi negli ultimi 24 mesi. Il primo è il Bonus Vista, che era incluso nella penultima Legge di Bilancio, anche se poi non se ne è fatto nulla per la mancanza del decreto attuativo, un po’ come nel caso di quello più recente dello psicologo. In politica però parlarne significa metterlo in agenda e vederne la luce nei prossimi tempi. Il secondo è l’ordinanza Bianchi sulle scuole professionali. Tre indizi fanno una prova, sentenziava la scrittrice di gialli Agatha Christie. Pare così che i riflettori delle istituzioni abbiano improvvisamente illuminato dall’inizio della pandemia la categoria dell’ottica. 

C’è un però in tutto ciò. Se l’ultimo Dpcm equipara farmacie e centri ottici per il libero scambio anche senza green pass base, le due attività hanno occupazioni, difese e fatturati ben diversi tra loro in questo periodo. Il farmacista si affaccia poco dal banco, protetto dai plexiglass, e il business dei tamponi è altamente impegnativo ma altrettanto remunerativo. Una farmacia attiva effettua in media circa 300 tamponi al giorno per 15 euro l’uno, 24 giorni alla settimana. Il fatturato di un mese è 108.000 euro che si sommano a quelli della attività giornaliera consueta, già “gonfiata” dalle esigenze della pandemia. L’ottico potrà sì aver beneficiato dell’onda lunga del tonfo 2020 nel 2021 e ci auguriamo anche nel 2022, ma generalmente opera senza protezioni rilevanti, con una prossimità all’utente più pericolosa che per un farmacista e non ha certo nella manica il jolly dei tamponi. Per il momento accontentiamoci di essere sullo stesso palco, ma per rafforzare la nostra categoria occorre ben altro: specializzazione professionale, diversificazione di prodotti e servizi, contaminazioni con attività affini. Una ricetta bianca consigliabile per tutti.

Nicola Di Lernia

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