Lo spettro della recessione deve preoccupare l’ottica?

È recessione tecnica quando due trimestri chiudono con il segno meno di Pil. In Italia negli ultimi 14 trimestri, quindi da oltre tre anni, il Pil mostrava segni positivi. Da tecnica, nel 2019, c’è il rischio che la recessione tocchi terra

La matematica, si dice, non è un’opinione. A volte invece può esserlo. Basta osservare i numeri da punti di vista diversi e valutarne l’impatto sociale rispetto al pubblico a cui ci si riferisce. Una cosa sola ci accomuna tutti: il clima economico come quello meteorologico. Quando piove - sosteneva Bersani - piove per tutti. E la rassegna stampa di questi giorni indica che l’Italia ha preso la direzione di una mancata crescita, evidenziata dal malessere della classe media e non, che rischia di attorcigliarsi pericolosamente su se stesso anche a dispetto del nostro sano ottimismo cosmico.
L’ottica e l’occhialeria, che appaiono agli occhi altrui sempre un’isola più felice di altre, cosa può rischiare oltre a quello che ha già perso o guadagnato negli ultimi dieci anni? In un periodo così lungo si possono tirare somme matematiche che indicano con chiarezza gli orizzonti trascorsi. L’ottica intesa come consumi in Italia ha subìto quello che il ministro Giovanni Tria definirebbe una stagnazione, cambiando volto distributivo senza però grossi clamori o sentenze. Da par suo l’industria italiana si è dotata di binari di alta velocità dati dall’export che hanno seguito una direzione e una missione di viaggio diverse, accentuando il fatto che in Italia si potesse correre più lenti, su binari e treni sentimentali. Per trovare dei parallelismi tra quello che è successo nell’ottica di retail e nell’industria a vocazione export dell’occhiale, è utile consultare il check up dei dieci anni della nostra economia fatto dalla Cgia di Mestre. «Rispetto all’anno precedente alla crisi, il 2007, l’Italia deve ancora recuperare 4,2 punti percentuali di Pil e 19,2 punti di investimenti (pubblici e privati) – vi si legge - A distanza di dieci anni, inoltre, i consumi delle famiglie sono inferiori di 1,9 punti e il reddito disponibile, sempre delle famiglie, è in calo di 6,8. L’occupazione è aumentata dell’1,7%, mentre il tasso di disoccupazione è cresciuto dell’84,4%. Se, infatti, nel 2007 il tasso di coloro che era alla ricerca di un’occupazione si attestava al 6,1%, nel 2018 è salito al 10,5% (dato ancora ufficioso). In più, nonostante il numero degli occupati sia oggi superiore a quello del 2007, sono aumentati in misura rilevante i lavoratori dipendenti con contratti a termine (+22,4% rispetto al 2007). L’unica nota davvero positiva è rappresentata dalla forza del made in Italy, che continua a conquistare i mercati stranieri: a distanza di un decennio le vendite all’estero sono cresciute del 13,9 per cento».
Ora passiamo alle previsioni meteo. Mentre l’industria dell’export rallenta per responsabilità più degli altri partner internazionali che sue e, quindi, è per la prima volta negli ultimi dieci anni ostaggio degli eventi, il retail dell’ottica deve affrontare una grande sfida. Conquistarsi con nuove proposte il mercato degli italiani che trarranno vantaggi dalla manovra finanziaria del governo e convincere quelli che ne saranno estranei che l’occhiale è un bene necessario, anticiclico ma soprattutto non caro, come ricorda la frase scritta su un cartello posto di fianco alla cassa di un ottico: la qualità ti fa dimenticare il prezzo, i difetti te lo fanno ricordare.
Nicola Di Lernia

Punto vendita