L’ottica non ha saputo “leggere”

In questi anni il numero di chi vive e vede da vicino è aumentato in maniera spropositata grazie all’uso degli strumenti digitali, che non necessariamente sono utilizzati solo per navigare, ma anche per gustarsi un buon libro

Il digitale non ha ancora soppiantato la carta. E probabilmente non lo farà mai. Così chi legge un buon libro in casa da un Kindle nella sua poltrona preferita ha probabilmente vicino un familiare che fa la stessa cosa ma con le pagine da sfogliare. Lo sanno bene le case editrici, le quali dal 10 al 14 maggio si confronteranno al Salone del Libro di Torino, che tengono aperti più canali per assicurarsi entrambi i lettori. Personalmente sono abbonato a Corriere Up, che leggo dallo smartphone, e compro ogni mattina anche il Corriere della Sera. In ogni caso, indipendentemente da come lo faccio, leggo le notizie del mio giornale, in modo diverso ma sempre alla stessa distanza.
Quello dell’occhiale da lettura, detto anche premontato, è uno dei peccati originali dell’ottica. Oggi, in un mercato in stagnazione, l’indifferenza dell’ottico a questo tema sta diventando un lusso non più sostenibile. Non tutte le persone sanno che i premontati dovrebbero essere utilizzati solo in caso di presbiopia semplice, in cui entrambi gli occhi hanno bisogno della stessa correzione da vicino. L’occhiale da lettura, grazie alla liberalizzazione del commercio, è diventato ormai una commodity. Si trova ovunque, a eccezione degli esercizi commerciali che vendono soltanto alimenti. Apparentemente non serve conoscenza dello strumento per comprarli. Una ricerca di qualche anno fa di Altro Consumo consigliava infatti il lettore di acquistarli ovunque salvo verificarne la marca. “Quelli senza marca, privi cioè dei dati di fabbricazione, non danno alcuna sicurezza. Le lenti degli occhiali senza marca sono spesso risultate graffiate. Inoltre presentano problemi di centratura. Al contrario tutti gli occhiali provvisti di marca, anche i più economici, hanno superato i nostri test. Nessun graffio, solco né intaccatura sulle lenti, che non presentano nemmeno effetti prismatici indesiderati. Le diottrie sono sempre corrette e la resistenza agli urti dimostra che le lenti non si spaccano né fratturano facilmente”. Così chi legge il suo libro da un tablet o su carta nella sua poltrona comoda e griffata, con una coperta in cachemire e una lampada di design oggi va dal farmacista a comprare un occhiale da lettura (sotto i 10 euro) con l’opzione possibile della protezione dalla luce blu (sotto i 20 euro).
Snobismo? Scarso guadagno? Paura di contaminarsi con la massa? Di certo con una società che prima metteva a fuoco sull’infinito e ora a 30 cm qualche domandina in più qualche ottico, optometrista e magari laureato se la dovrebbe porre. Con l’umiltà di chi vuole recuperare un mercato da diversi milioni di euro lasciato alla ricca deriva da più di vent’anni.
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