L’ottica e lo spirito del Natale passato

È uno dei personaggi più noti del racconto di Charles Dickens, Canto di Natale (nella foto, un'illustrazione della prima edizione del 1843), il primo dei tre fantasmi che appaiono al ricco e solitario avaro per tentare la sua redenzione e che hanno lo scopo di mostrare il valore del Natale, ma anche il tempo passato, quello presente e quello che potrà avvenire

Lo spirito del Natale passato è un personaggio etereo, un vecchio bambino, una sorta di fantasma con un agrifoglio in mano e un cappello a forma di stoppino che lo illumina. Il suo compito è accompagnare il ricco attraverso la sua infanzia per aiutarlo a ricordare i momenti importanti della sua vita. La scuola, i compagni, il primo impiego nel negozio del papà piuttosto che in un altro ma sempre vicino a casa e mai aperto alla domenica. Il mondo era quello degli anni 80, sì veloce ma altrettanto denso, dove si conosceva la gente e semplicemente la si attendeva perché un oggetto dell’ottica lo si comprava solo dall’ottico. Certo, gli sconti li chiedevano anche allora, ma erano pochi. A tutti si rispondeva con un sorriso di rifiuto, ma a pochissimi lo si faceva, lo sconto, nascondendo la mano. Erano Natali ricchi, pieni, che sono passati senza cambiare nulla anche se avrebbero potuto cambiare moltissimo. Ed è qui che scompare lo spirito del Natale passato, con il rimorso di quanto si sarebbe potuto fare allora.
Lo spirito del Natale presente è un personaggio fisico, giovane, dai piedi nudi e dai capelli folti. Indossa una casacca verde adornata di una pelliccia bianca ed è contornato dal ben di Dio che solitamente ci concediamo a Natale. Lo spirito ha un altro compito rispetto al precedente. Ci deve mostrare cosa succede intorno a noi, che spesso non vogliamo vedere. Un mondo liquido, quello del commercio, che vende di tutto e a tutti, un mondo etereo, quello del web, che sorvola le teste come un drone futuro corriere di merci, un prodotto che costa sempre meno per un pubblico che, sfiorata la ripresa economica, ora si è incattivito, una professione a rischio se non viene rapidamente tassellata alle fondamenta. Lo spirito è simpatico e allegro, ci rassicura del fatto che il nostro mondo è ancora magico come in passato, ma si incupisce nel momento in cui ci mostra come certe situazioni possano peggiorare se non cambiamo noi stessi atteggiamento. Allo scoccare della mezzanotte lo spirito del Natale presente muore. Il suo destino è durare un solo giorno.
Lo spirito del Natale futuro non è fisico, Dickens nel suo racconto lo raffigura come uno scheletro. Lo scheletro non parla al ricco avaro ma semplicemente fa dei cenni e gli mostra episodi che derivano dalla morte di un personaggio misterioso. Il vecchio non può che riconoscersi nel dialogo di due coniugi che gli dovevano dei soldi e sorridono al pensiero che il futuro creditore non potrà essere peggio di lui. Ritroverà i suoi antichi servitori al monte dei pegni a vendere gli oggetti che furono suoi, comprese le lenzuola. Vedrà morire il figlio disabile del suo segretario che lui non ha mai voluto aiutare nella malattia. Tutto può cambiare se il personaggio principale lo vuole. Lo spirito gli sta mostrando solo gli effetti di ciò che sarà se nulla cambierà. E il ricco avaro di Dickens fa voto allo scheletro di cambiare vita e di rispettare sempre il Natale che per lui era un giorno qualunque. Il Natale è forse il momento migliore per aprire gli occhi e il cuore. Non è solo un periodo di festa e libagioni. Serve a purificare lo spirito e a ritrovarsi, per quello che siamo e vorremmo essere. Buon Natale a tutti.
Nicola Di Lernia

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