L’ottica dia allo spread quello che si merita

La distanza tra il rendimento dei nostri titoli di Stato e quelli della Germania può incidere anche sull’export delle industrie italiane e su sell in e sell out nel mercato interno?

La Borsa italiana nelle ultime due settimane di fuoco ha lasciato per strada oltre sessanta miliardi di euro di capitalizzazione. A perdere sono state soprattutto le banche. Sono loro che possiedono ingenti stock di titoli di stato italiani che con l’alzarsi dello spread trovano deprezzamento sul mercato delle vendite secondarie. Se guardiamo al mercato del lusso e dell’export italiano, abbiamo un quadro diametralmente opposto. Questa controtendenza nasce dal rapporto cambio euro-dollaro. La nostra moneta unica in quest’ultimo periodo di stallo è passata da 1,23 a quasi 1,17 nel cambio con la moneta americana. Nel Far East l’euro non fa una migliore figura. Per l’industria italiana che esporta si possono prevedere quindi forti opportunità sui mercati più lontani, grandi contrazioni invece in quello interno europeo. Certo l’accesso al credito per le imprese nei prossimi mesi sarà più complesso e oneroso, ma probabilmente non per tutte, come capita di solito.
“Meno quattrini si hanno - o si crede di avere - meno ci si sente disposti a spenderli in cibo sano”. Così diceva George Orwell. Certamente ci azzeccò nella crisi dello spread che capitò tra capo e collo nell’estate del 2011. Il 4 gennaio di quell’anno era come pochi giorni fa a 173. Nonostante le dimissioni del governo Berlusconi e l’insediamento di quello tecnico Monti il 13 novembre, l’Italia chiuse il 2011 con i botti e lo spread a 528. Ci hanno modificato quegli anni? Direi di sì. Apparve una nuova etica di consumo ispirata alla sobrietà dove il low cost si trasformò da necessità in virtù rilanciando usi e costumi tipici dei nostri nonni.
E il nostro amato ottico che alza le serrande tutti i giorni, cosa può aspettarsi da questo domani? Di fatto il rincaro dei mutui e dei prestiti diventa una prerogativa di chi oggi li accende. Le banche per recuperare le perdite in Borsa aggiusteranno lo “spread” che aggiungono all’Euribor, da anni sottozero. L’opinione del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, è che alla tempesta di mercato “non vi sono giustificazioni, se non emotive”. Vero. I consumatori aspetteranno tempi migliori e più chiari. Questa sarà la loro reazione. Ritarderanno gli acquisti importanti, rispolvereranno inconsapevolmente parte di quel concetto di sobrietà riscoperto nel 2011, saranno più puntigliosi e critici nel consumo. Se vogliamo dare una ventata di ottimismo alla situazione, posso recuperare una battuta di chi fu per un giorno il potenziale presidente incaricato al nuovo governo, l’economista Giulio Sapelli, che invitato alla conferenza stampa di Mido 2018 disse: l’occhiale “ha un grande vantaggio da non dimenticare, è un acquisto anticiclico e si deve fare”. Puntiamo quindi su questa esigenza primaria abbinandole il sempre presente acquisto d’impulso, il desiderio di comprarsi qualcosa che non serve necessariamente al corpo ma a liberare la mente da quello che ci succede. Dai, diamo allo spread quello che si merita.
(Nicola Di Lernia)

 

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