“Quando io uso una parola - disse Humpty Dumpty in tono alquanto sprezzante - questa significa esattamente quello che decido io… né più né meno. / Bisogna vedere se lei può dare significati diversi alle parole - disse Alice- / Bisogna vedere chi comanda …è tutto qua.”
Humpty Dumpty, talvolta tradotto in italiano in Unto Dunto, è protagonista di uno dei dialoghi più celebri di Attraverso lo Specchio, un romanzo fantastico scritto nel 1871 da Lewis Carroll come seguito de Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie. Normalmente rappresentato come un grosso uovo antropomorfizzato seduto sulla cima di un muretto, è sempre stato un personaggio molto amato dai bambini, oltre che dagli studiosi di semantica e linguistica, per l'abitudine di dare alle parole il significato che preferisce. E quando Alice ribatte “non so che cosa intendiate per gloria”, Humpty risponde “è naturale che tu non lo sappia... finché non te lo dico io”. Proprio come dice Humpty, una parola può avere mille e uno significati: a quelli scrupolosamente riportati in ordine alfabetico nel dizionario vanno aggiunte tutte le sfumature concesse dal sistema para-linguistico: tono, ritmo, frequenza, pause. Ecco perché Humpty ha ragione: ogni volta in cui deliberatamente scegliamo una parola, questa significa esattamente ciò che intendiamo noi, non ciò che intendono altri.
Il dicastero della scuola nel governo Meloni riporta la nuova dizione di Istruzione e Merito. Quest’ultimo lemma ha suscitato non poche riflessioni, perplessità, riserve e imbarazzi. Il professore Giuseppe Valditara, titolare del ministero e ordinario di Diritto Romano, è certamente in grado di commentare, delucidare e soddisfare gli interrogativi di quanti chiedono di concorrere a un insegnamento dalla qualità riconosciuta. Merito è parola ambigua e dal significato poliforme (chi merita il Merito e chi lo dà a chi), e il modello potrebbe essere anche quello degli A-level anglosassoni: è spensierata vaghezza esprimere una pregiudiziale opposizione sino a quando non si hanno certezze e garanzie. A conclusione dei codici medievali si era soliti apporre la parola explicit, a sintetizzare e insieme svelare il senso dell’opera. Vivere nel Paese delle Meraviglie non ci è dato; abitare la Terra delle parole invece sì, ed è diritto e dovere di ciascuno, a maggior ragione per il ministro.
Sergio Cappa