I bisogni si esauriscono, i desideri mai (anche nella visione)

A un recente evento online ho chiesto a un centinaio di ottici, con una domanda a risposta secca, se ritenessero di soddisfare ogni giorno bisogni o desideri. L’assoluta convergenza sui primi mi ha convinto a spezzare una lancia per il valore delle emozioni

Fui il primo a lanciare la tesi del contrasto tra ottico meccanico e spirituale nel ventesimo secolo. Oggi, più di allora, questa provocazione non sembra aver portato frutti se non irrisori e stagionali. L’ottica continua a soddisfare bisogni principalmente meccanici, legati alla ragione: la ragione della correzione, del prezzo, della pura necessità. La cosa non deve sorprendere. Il giovane ottico, sui banchi di scuola o delle università, studia matematica o fisica, non filosofia o economia. Nella nostra tradizione del pensiero e della dottrina antica le emozioni sono sempre state un nemico da isolare. Il cogito ergo sum di Cartesio esprime la massima razionalità di pensiero seguito dalle scuole italiane che insegnano ai futuri imprenditori e manager che è pericoloso porre le emozioni davanti al nostro pensiero, i desideri prima dei bisogni.
Eppure, il vento del nostro secolo e degli anni a venire per chi lo sa cogliere va tutto sul versante delle emozioni. L’uomo ha inventato macchine che lo dispensano dalla fatica del passato, creato computer grandi e piccoli che lo aiutano a calcolare e a informarsi. L’unico vero aspetto che differenzia l’uomo dalla sua creatura meccanica è oggi l’emozione. Non esiste ancora una macchina in grado di riprodurre le emozioni di una donna innamorata, di un uomo disperato, di un giovane alla scoperta della vita. Le emozioni sono il punto di connessione tra l’identità dell’uomo e il suo mondo. L’uomo si apre al mondo a partire da una disposizione emotiva, da un desidero inespresso.
Qual è la morale “spicciola” da lasciare a chi sta dietro il banco di un negozio di ottica o dentro uno studio optometrico? Siamo in mezzo a un uragano di avvenimenti e non si va da nessuna parte se non si acquisisce una visione sistemica dei fenomeni umani. Chi sceglie di leggere la propria realtà a pezzi commette un errore gravissimo. Nell’ottica occorre mettere i principi dell’economia insieme a quelli della filosofia, della sociologia e della psicologia. Ponete da parte per un attimo i temi della ragione e della matematica. Quando si studiano le emozioni degli altri si studiano i cambiamenti del mondo. Chi non lo fa per prima cosa non fa i conti con sé stesso e con il proprio modo di inventare la realtà che lo circonda. Le emozioni sono un adattamento spontaneo alla realtà esterna che inducono la ragione a intervenire. Se cammino su una scala e provo la paura di cadere avvertirò la ragione di mettere in atto un intervento di difesa. Così nella scelta, nonostante le apparenze, la coscienza di chi decide è spesso sopraffatta dalle emozioni che sono le nostre competenze senza comprensioni. Se facciamo focus sui desideri degli altri allo stesso tempo mettiamo in gioco noi stessi. Il fellone, secondo la letteratura di età shakespeariana, è colui che scaccia la propria ombra per poi caderci dentro.
Nicola Di Lernia

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