Fedon, accordo con i sindacati: meno esuberi e solo uscite volontarie

È di ottobre l’annuncio dell’azienda bellunese, specializzata in astucci (nella foto, tratta dal sito del gruppo, una fase della produzione) e accessori per l’occhialeria e il lifestyle, sulla riduzione delle risorse negli stabilimenti italiani dell’Alpago, che prospettava 35 licenziamenti su 185 dipendenti. La trattativa con Femca Cisl e Filctem Cgil ne ha ridotto il numero a 29 e soltanto su base volontaria

Si uscirà solo su base volontaria e con un incentivo a partire da 20 mila euro e a essere in esubero non saranno più 35 lavoratori ma 29, su un totale di 185 dipendenti: è in sintesi l'accordo raggiunto il 16 novembre tra i vertici di Giorgio Fedon & Figli e le rappresentanze sindacali di Femca Cisl e Filctem Cgil di Treviso e Belluno sulla gestione della riduzione del personale della sede di Pieve d’Alpago, annunciata dall’azienda il 17 ottobre scorso e seguita da alcuni scioperi dei dipendenti.
«Tale necessità aziendale si inserisce in un progetto organico di riorganizzazione del gruppo, per rispondere con efficacia alle dinamiche competitive del mercato e preservare la presenza aziendale nel territorio bellunese consentendone uno sviluppo compatibile - si legge in un comunicato di Fedon - Negli incontri tra le parti, improntati al rispetto delle reciproche posizioni e all’ascolto e valutazione da parte aziendale di ogni ipotesi di percorso alternativo proposto dalle organizzazioni sindacali, sono state approfonditamente analizzate e discusse le ragioni che hanno determinato la situazione di eccedenza».
Soddisfatte anche le rappresentanze sindacali. «È stato centrato l’obiettivo che ci eravamo prefissati: prevedere solo l’uscita volontaria e incentivata – commenta in una nota di Femca Cisl locale il segretario Milena Cesca - L’accordo prevede anche la possibilità di cercare una ricollocazione attraverso un’agenzia di outsourcing che l’azienda metterà a disposizione e la possibilità di diminuire ulteriormente il numero di esuberi attraverso una riorganizzazione del lavoro che incentivi l’utilizzo su base volontaria del part time. Nell’area impiegatizia, ad esempio, dove il part time non è mai stato visto in modo favorevole, potrebbe permettere di recuperare qualche posto e di ridurre ulteriormente il numero degli esuberi».
(red.)

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