Eyewear e oftalmica possono proseguire anche dopo il confronto governo-sindacati

Il 25 marzo in tarda serata il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato il decreto in cui sono indicate le nuove misure restrittive per fronteggiare l’emergenza coronavirus: le novità riguardanti le attività produttive essenziali sono contenute nelle modifiche all’allegato 1 del Dpcm del 22 marzo, in cui trova conferma il codice Ateco 32.50

Come si legge sul sito del Mise, a seguito del confronto intercorso nei giorni scorsi «tra il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, il Ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri e le sigle sindacali nazionali, si sono convenute alcune modifiche all’allegato 1 del Dpcm del 22 marzo scorso». Un aggiornamento necessario per consentire, da un lato, la maggior integrazione delle filiere già interessate dallo stesso allegato e, dall’altro lato, la sospensione delle attività non ritenute essenziali. Tra le modifiche apportate non rientra il codice Ateco 32.50, all’interno del quale già in precedenza il Mise aveva confermato, su richiesta di chiarimento da parte di Anfao, essere compresi pure i sottogruppi 32.50.4 (Fabbricazione di lenti oftalmiche) e 32.50.5 (Fabbricazione di armature per occhiali di qualsiasi tipo; montatura in serie di occhiali comuni). Anche alla luce di queste ultime integrazioni è, quindi, possibile proseguire con la produzione, sia oftalmica sia di montature.

A tale riguardo in una nota Safilo, di fatto l’unica tra le grandi aziende italiane dell’eyewear ad aver mantenuto aperti i propri impianti produttivi, ha chiarito «che le giornate di chiusura degli stabilimenti di Longarone e Martignacco previste per venerdì 27 e lunedì 30 marzo, oltre a Santa Maria di Sala che effettuerà chiusura nei giorni di lunedì 30 e martedì 31 marzo, sono determinate dai mancati approvvigionamenti di componenti e semilavorati provenienti dagli stabilimenti italiani terzi in fermo produttivo», si legge in una nota del gruppo padovano in cui si specifica, inoltre, che Safilo, «con senso di responsabilità e nell’assoluto rispetto della salute e sicurezza dei propri lavoratori, già in accordo con le organizzazioni sindacali del territorio e le rappresentanze dei lavoratori, in base al Dpcm dell’11 marzo e alle ulteriori direttive nazionali emanate, ha attuato piani di messa in sicurezza per i lavoratori in linea con tutti i parametri richiesti, oltre a opere di sanificazione che hanno riguardato tutti i locali degli stabilimenti, attuando standard e criteri anche oltre le misure previste dal "Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro"».

Safilo ha, infatti, realizzato «programmi specifici e straordinari di prevenzione e messa in sicurezza in tutti i propri stabilimenti, così come certificato anche dalle ispezioni effettuate dai Dipartimenti di Prevenzione, Servizio di Prevenzione Igiene e Sicurezza negli Ambienti di lavoro delle Ulss territoriali venete di competenza, che la scorsa settimana hanno confermato la conformità alle norme e direttive vigenti negli stabilimenti di Longarone e Santa Maria di Sala», conclude il comunicato.

(red.)

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