Da questo Natale facciamo partire una catena di solidarietà della visione

L’attenzione all’altro spesso scatta nei casi eccezionali o nei momenti canonici come le festività natalizie. Eppure chi vive nel nostro settore non può credere che tutto sta nel vendere occhiali belli e performanti. Ci deve essere qualcosa di più oltre a quello che facciamo bene ogni giorno

Un occhiale non corregge solo perfettamente un problema comune o non permette soltanto di vederci bene in ogni circostanza di vita. Un occhiale a volte aiuta a tornare a vivere come gli altri. La solidarietà per un imprenditore a volte appare un lusso. Di fronte alle avversità del mercato e alle sue trasformazioni repentine, l’atto solidale appare come qualcosa di schiacciato dagli eventi e che solo pochi si possono permettere. Quelli che hanno tempo e soldi. Eppure non deve essere così. In una società dove tutti si riscoprono green perché il maltempo ha rovinato le vacanze estive, la solidarietà anche nell’ottica deve nascere da piccoli e grandi gesti, spontanei o programmati. Nessuno nell’ottica può sentirsi esonerato dal poter dare qualcosa di più a chi ha seri problemi di vista o non si può permettere un occhiale nuovo. La figura dell’ottico, nonostante i tempi e i dettami, ha una dimensione sociale che si è persa nel tempo ma che va recuperata se non vogliamo farla scomparire nel mare magnum del commercio. L’ottico deve saper parlare agli altri, consigliare, essere d’aiuto, vigilare sui propri clienti e, infine, farsi carico di un piccolo lembo della grande coperta della solidarietà di cui anche la vista necessita.

Il 21 novembre scorso, presso Punto Ottico di piazza Meda a Milano, si è tenuto un evento dedicato al Centro Clinico NeMO per la cura delle malattie neuromuscolari. Una serata che i suoi ideatori, Marco Annibali e Domenico Concato, hanno dedicato alla vendita benefica di occhiali esclusivi il cui ricavato è andato interamente al progetto Occhiale Solidale del Centro Clinico NeMO di Milano. All'iniziativa è intervenuto anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che ha così, di fatto, dato atto alla nostra categoria di non occuparsi solo di up e cross selling e di mix oftalmico, ma anche e soprattutto di cuore e di doveri.

I guru veri o presunti in questi anni ci hanno ricordato fino alla noia che dobbiamo fare qualcosa che ci piace per avere successo. Ecco, se la solidarietà vi piace, se siete tra quelli che pensano che “potrebbe capitare anche a me”, se credete infine che l’amore arricchisce anche i valori della vostra azienda, allora datevi subito da fare. Ciascuno di voi realizzi già nel 2020 un evento solidale e creiamo una catena di solidarietà della visione. Facciamoci aiutare dall’industria, tralasciando i gadget senza senso o i ricami del marketing. Scordiamoci una volta tanto dell’occhiale e pensiamo alla gente. Non basta più la passione per il proprio lavoro nel futuro che ci attende. Occorre la passione per chi serviamo. E come disse Madre Teresa di Calcutta, dedicato a chi pensa che è meglio lasciare andare avanti gli altri o che il proprio aiuto è troppo piccolo, “sappiamo bene che ciò che facciamo non è che una goccia nell’oceano, ma se questa goccia non ci fosse, all’oceano mancherebbe”.

Nicola Di Lernia

Professione