Coronavirus: in Italia la situazione è sotto controllo

Lo sostiene Massimo Galli (nella foto), direttore della Divisione di Malattie Infettive all’Ospedale Sacco di Milano, intervenuto venerdì scorso a un incontro sul tema presso la sede dell’Ordine dei medici di Milano

Uno dei rischi più grossi del Coronavirus è il cumulo di fake news che girano intorno al problema. Certo le ripercussioni economiche sono molte e gravi e anche i numeri che arrivano dalla Cina sono preoccupanti, ma per quanto riguarda l’Italia si può essere più ottimisti. La situazione è sotto controllo. È quello che è emerso da un evento organizzato a Milano da Unamsi, l’Unione Nazionale Medico Scientifica di Informazione. A parlare Massimo Galli, Direttore della Divisione di Malattie Infettive, Ospedale Luigi Sacco di Milano, con lo Spallanzani di Roma le due eccellenze italiane sul tema.

L’analisi è partita da un confronto con la Sars, malattia dello stesso genere virale sviluppatasi in Cina tra il novembre 2002 e il luglio 2003, e con la Mers del 2012 in Arabia Saudita. Intanto la letalità del Coronavirus è sul 3% degli infettati, mentre della Sars si è arrivati a una letalità del 9,6%. Ma mentre della Sars non se n’è parlato per molto tempo e non si sono prese subito adeguate misure, per il Coronavirus il governo cinese si è mosso immediatamente. I primi casi riguardano al 90% persone di più di 60 anni, mentre non si sono verificati casi al di sotto dei 15 anni. Secondo gli studiosi di Londra il rapporto del contagio è di 2 a 6, mentre secondo gli scienziati cinesi è di 2 a 2. L’incubazione va dai 5 giorni a un massimo di 12. Uno specifico vaccino non si è ancora trovato, ma si stanno facendo delle sperimentazioni con la clorochina, farmaco antimalarico. Quanto ai sintomi sono gli stessi dell’influenza, quindi febbre, infezione delle vie respiratorie, tosse, arrossamento degli occhi. Si è parlato di congiuntivite, ma nei casi di pazienti colpiti da Coronavirus non si è verificato nessun caso.

«Il peggio come rischio è passato», ha concluso Galli e ha ribadito l’assurdità dell’atteggiamento di molti italiani nei confronti della comunità cinese. I cinesi in Italia vengono quasi tutti da Wenzhou, città di 3 milioni di abitanti a sud di Shanghai, dove sono stati segnalati solo due casi, a gennaio, di persone che erano state a Wuhan, dove è scoppiata l’epidemia. La comunità cinese a Milano, comunque, ha messo in atto varie misure preventive e anche singolarmente le persone sono molto attente. Galli ha citato il caso di un’anziana coppia che era stata per il Capodanno a Wuhan e, prima che iniziassero i controlli, si è chiusa in casa per una quindicina di giorni, più del tempo d’incubazione, senza avere contatti con nessuno.

Luisa Espanet

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