Confcommercio: rischio danni per 80 miliardi di euro

È la stima di Carlo Sangalli, presidente dell’associazione, al Sole 24 Ore di ieri, che chiede un incontro al premier Giuseppe Conte puntando alla riapertura in sicurezza

«La Fase 2 rinvia la riapertura degli esercizi commerciali, dei pubblici esercizi e di tante attività del turismo e dei servizi – afferma in un comunicato stampa Carlo Sangalli (nella foto), presidente di Confcommercio, che riunisce oltre 700 mila imprese italiane, a commento delle misure adottate dal nuovo decreto governativo - Ogni giorno di chiusura in più produce danni gravissimi e mette a rischio imprese e lavoro. In queste condizioni diventa vitale il sostegno finanziario alle aziende con indennizzi a fondo perduto che per adesso non sono ancora stati decisi. Bisogna invece agire subito e in sicurezza per evitare il collasso economico di migliaia di imprese. Chiediamo al presidente Conte un incontro urgente, anzi urgentissimo per discutere di due punti: riaprire prima e in sicurezza, mettere in campo indennizzi e contributi a fondo perduto a favore delle imprese».
Sul fronte delle possibili perdite si sono espresse anche le altre associazioni che fanno capo a Confcommercio. Federmoda, che conta 621 mila associati, calcola che i danni ammontano a 15 miliardi di euro di consumi: nel retail di abbigliamento e calzature rischiano la chiusura 17 mila punti vendita con oltre 35 mila addetti.
Le perdite nel trimestre marzo-maggio del mondo del turismo, secondo i dati di Confturismo, saranno invece di 90 milioni di presenze, mentre a rischio c’è il lavoro di mezzo milione di stagionali. Peggio andrà per bar e ristoranti che apriranno solo dal 1° giugno. Il take away non salverà i conti della ristorazione che, secondo la Federazione italiana degli esercizi pubblici, che riunisce 300 mila aziende, accuserà 34 miliardi di euro di perdite: sono così previste 50 mila chiusure di esercizi che potrebbero non riaprire più, mentre complessivamente si perderanno 350 mila posti di lavoro.
Il fatto che nel decreto del 26 aprile non si faccia alcuna menzione a una possibile data di riapertura delle imprese di acconciatura ed estetica porta a sua volta Cna a dichiarare in un comunicato che lo slittamento del riavvio di tali attività a giugno «rappresenta una condanna a morte per l’intero settore - recita la nota - Un settore che, con 135 mila imprese e oltre 260 mila addetti, partecipa in maniera determinante all’economia italiana, oltre a essere essenziale per garantire il benessere della popolazione».
(red.)

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