Camilleri: la cecità non gli ha impedito di “vedere” il futuro

Il padre del commissario Montalbano è morto ieri a 93 anni: da metà giugno era ricoverato a Roma. Neppure la sopravvenuta disabilità visiva ha fermato l’ampia produzione dello scrittore, possibile grazie al supporto di assistenti cui dettava le proprie opere. L’unico rimpianto: non poter più ammirare l’amatissima pittura e la bellezza femminile

Una morte annunciata quella di Andrea Camilleri (nella foto), data l’età e le condizioni di salute degli ultimi tempi. Eppure sembra impossibile che uno scrittore, uno sceneggiatore, un regista, un drammaturgo, ma soprattutto una grande figura umana come lui possa averci lasciato per sempre. Quel suo riuscire a raccontare storie del passato come Il Birraio di Preston o La concessione del telefono e nello stesso tempo rendere veri e reali personaggi attuali e situazioni contemporanee.
Lo conoscevano in tutto il mondo per il commissario Montalbano, una specie di suo alter ego per pensiero e ideologia. Ma i suoi personaggi erano anche altri, molti, moltissimi, una rappresentanza di quell’umanità che lui riusciva a individuare, fissare nella sua mente per poi raccontarla in una straordinaria fotocopia. Il suo impegno civile, la sua umanità, la capacità di lanciare dei messaggi attraverso i suoi scritti, senza mai mettersi su un piedestallo, non si possono dimenticare. Raramente qualcuno ha saputo vedere e descrivere passato, presente e anche futuro come lui. Con quegli occhi, nascosti dietro gli occhiali, che ormai non vedevano più. Non a caso era stato Tiresia, il cieco indovino, al Teatro Greco di Siracusa in un pezzo scritto da lui. Anche se con la sua solita ironia, in un’intervista, aveva detto di preferire identificarsi in un altro cieco famoso, Omero. Ci auguriamo tutti che possa restare vivo con noi ancora per molti anni, con quei romanzi che aveva nel cassetto, mai pubblicati.
Luisa Espanet

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