Barberini, tutti i segreti del nuovo stabilimento

L’azienda abruzzese, leader mondiale nei filtri solari in vetro, oggi controllata da Luxottica, ha aperto alla stampa le porte dell’unità produttiva inaugurata quest’anno

L’Abruzzo ha lo stesso numero di giorni di sole della California. Questo forse spiega perché a Pietro Barberini negli anni 50, nel retrobottega del negozio di Pescara, sia venuta l’idea della lente in “vetro solare”, poi diventata una produzione industriale nel capannone di Montesilvano e quindi nella fabbrica di Silvi, località entrambe sul mare. Ora a Silvi è rimasta la sede commerciale, mentre nel 2018 è stato aperto un nuovo stabilimento, un po’ all’interno, a Città Sant’Angelo, di 22 mila metri quadrati, la cui costruzione era iniziata nel 2014. Ma non è certo la vastità che fa effetto e forse neanche la produzione di 10 milioni di paia di lenti all’anno. Sono l’efficienza e l’attenzione del personale, tutti in bianco con scritta Barberini. E soprattutto i macchinari, di nuovissima generazione, esclusivi e brevettati dell’azienda, proprio come il primo per la produzione di lenti del 1963 o quello per l’incollaggio delle lenti di vetro polarizzate del 1996. Questi sono attivi 24 ore su 24 e predisposti in modo tale da non lasciare mai spazi e quindi “magazzini” tra l’uno e l’altro. Incredibile il lavoro dei robot che, controllati da una sola persona, possono espletare più di un movimento.
Ma quello che forse colpisce di più, e spiega perché Barberini può dare alle sue lenti una garanzia “a vita”, sono le due sale di controllo. La prima, agli inizi della catena, riguarda i vetri tondi che arrivano dalla Germania, sgrezzati e puliti dalle impurità, attraverso il passaggio in una macchina. Nella seconda sala, invece, passano le lenti per il controllo finale prima del montaggio, dopo fasi importanti tra cui la sagomatura, il coating, trattamento per la colorazione o l’antiriflesso, e la personalizzazione con il logo o la scritta dei vari brand prodotti, tra cui dal 2016 Barberini Eyewear. In questa sala, con luci bassissime come l’altra, davanti ai computer sono solo donne, più precise e capaci di cogliere il minimo difetto. Se al primo controllo è possibile recuperare alcuni pezzi e sottoporli di nuovo al trattamento, al controllo finale le lenti ritenute non perfette vengono scartate e finiscono nel vetro della raccolta differenziata. In questi reparti dove si richiede una grande concentrazione e uno sforzo visivo il personale ruota ogni quattro mesi. Lo stabilimento, decisamente vastissimo, ha comunque ancora spazio per ospitare nuovi e più sofisticati macchinari, che non sostituiranno i lavoratori, ma serviranno ad aumentare sempre di più la produzione, per soddisfare la richiesta.
Luisa Espanet

Lenti oftalmiche